Che uno degli obiettivi più volte dichiarati dal premier sia quello di rendere l’Italia un Paese attrattivo è risaputo. Ma la lotta al riciclaggio non può essere sacrificata sull’altare degli investimenti. Più le norme sono chiare e meno, quindi, si lascia spazio a libere interpretazioni che potrebbero creare grossi problemi. A maggior ragione se la norma in questione è la Legge di Bilancio, targata Renzi-Padoan.
L’ERRORE – Nel mirino c’è proprio la parte dedicata alle misure di attrazione degli investimenti, contenute nell’articolo 22 della Manovra e La Notizia è in grado di spiegare il perché. Nel testo vengono dettagliate le tipologie di investimento che consentono agli stranieri di poter prolungare oltre i tre mesi il loro ingresso e soggiorno in Italia: almeno 2 milioni di euro in titoli emessi dal Governo ma anche 1 milione in strumenti rappresentativi del capitale di una società costituita e operante nella Penisola. Oppure una donazione a carattere filantropico di almeno 1 milione di euro (a determinate condizioni che vengono elencate). Fin qui tutto chiaro. Ma il problema sorge sulla certificazione della provenienza lecita dei fondi che, per come è scritto il provvedimento, sembra rimandare esplicitamente solo alle donazioni filantropiche. Per quale ragione non vengono citati esplicitamente anche gli altri due tipi di investimenti? C’è un intento preciso del legislatore oppure è stato solo un errore materiale? A denunciare per primi la grave incongruenza, preannunciando a La Notizia prossimi emendamenti sono stati i deputati M5s della commissione Bilancio: “È una norma scritta male che può dare adito a interpretazioni favorevoli a furbi e riciclatori di capitali di dubbia provenienza. Emenderemo questo comma nel senso di esplicitare meglio il collegamento tra la certificazione sulla liceità dei capitali e tutti gli utilizzi possibili che la disposizione richiede. Dopo i tanti condoni e sanatorie che abbiamo visto – hanno rimarcato – ci mancherebbe un ennesimo regalo a criminali e mafie”.
LA BOCCIATURA – A tagliare la testa al toro, comunque, è stato Ranieri Razzante, direttore dell’Osservatorio su terrorismo e antiriciclaggio, mettendo a nudo la criticità principale del testo: “Il problema è a monte. La sola certificazione di provenienza lecita dei fondi non è sufficiente – ci ha detto – come dimostra la prassi investigativa su fondi riciclati o utilizzati dai terroristi”. Non senza definire “singolare l’assenza di un richiamo esplicito alla nostra legge antiriciclaggio”. L’esperto non nasconde che “la previsione relativa all’ingresso di capitali stranieri mediante investimenti o donazioni, contiene un grado di rischiosità da ponderare. Al di là delle garanzie richieste – ha concluso – i decreti attuativi dovranno prevedere controlli preventivi sulla provenienza dei fondi, prima dell’accettazione materiale del finanziamento e richiamare espressamente le norme contro il riciclaggio ”.
Twitter: @vermeer_