Oggi si rientra a scuola in Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e nella Provincia di Trento, mentre l’anno scolastico ha già preso l’avvio, il 5 settembre, nella sola Provincia di Bolzano. Mancano, però, i docenti.
Domani sarà il turno della Campania, poi, a seguire, il 14 settembre le lezioni prenderanno il via in Calabria, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Umbria. Gli ultimi a rientrare saranno gli alunni della Sicilia, il 19 settembre.
Scuola, Bianchi: “Non mancano gli insegnanti, abbiamo mantenuto il numero di docenti che avevamo prima del Covid”
“Non mancano gli insegnanti, abbiamo mantenuto il numero di docenti che avevamo prima del Covid, nonostante una forte riduzione degli studenti. Tra il 2021 e oggi sono stati persi quasi 200mila studenti”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi (nella foto), intervenendo a Unomattina su Rai 1.
“Abbiamo 801mila insegnanti e 650mila a tempo indeterminato. Rimangono 45mila insegnanti a tempo determinato – ha aggiunto – perché sostituiscono quelli che vanno in aspettativa. Rappresentano il 5 % del totale”.
“Il governo non ha mai parlato di settimana corta a scuola perché siamo convinti che la scuola debba essere l’ultima ad affrontare le problematiche del caro energia, abbiamo già dato al Paese” ha aggiunto.
Giannelli: “Le criticità sono sempre le stesse: non ci sono tutti i docenti che dovrebbero esserci”
“Le criticità sono sempre le stesse – ha detto a Coffee break il presidente dell’Associazione nazionale Presidi, Antonello Giannelli -: messo un po’ ai margini il Covid, almeno per ora non più vissuto come emergenza, il problema principale è che non ci sono tutti i docenti che dovrebbero esserci”.
“Il ministro Bianchi – ha aggiunto Giannelli – si è molto impegnato su questo fronte, va riconosciuto il fatto è che in Italia è il meccanismo che non funziona, e non funziona da 50 anni: continua ad esserci un precariato imponente, con un quarto dei posti occupati da docenti non di ruolo ma supplenti”.
“La colpa? In sostanza dei concorsi centralizzati – ha concluso il presidente dell’Anp -, di un pregiudizio ideologico che impedisce di lasciare la decisione su chi assumere ai Presidi, come se un preside rischiasse la poltrona solo per mettere un incompetente in cattedra. Servirebbe una reale autonomia scolastica quella di oggi è per lo più di facciata”.