Una “decisione che guarda al futuro”. Così il Governatore del Lazio, e segretario del Pd Nicola Zingaretti, ha salutato due giorni fa l’ingresso del Movimento Cinque Stelle nella giunta regionale. L’idea, secondo quello che trapela dalla Pisana, è che Roberta Lombardi possa entrare in giunta con un ruolo di peso, molto probabilmente come assessore al Bilancio al posto di Alessandra Sartore, nel frattempo diventata sottosegretaria all’Economia. Quello che forse, però, in tanti non si aspettavano è che nelle ore successive lo stesso PD avrebbe giocato al rilancio.
Ieri, infatti, diversi esponenti Dem, regionali e nazionali, hanno preteso che l’entrata dei pentastellati in maggioranza regionale possa essere pedina di scambio per le elezioni comunali di Roma. Il tentativo, in altre parole, è che i dem chiedano ai Cinque Stelle un passo indietro di Virginia Raggi. Il rischio a questo punto è che si crei una situazione di empasse considerando che la ricandidatura della prima cittadina è stata non solo caldeggiata ma anche rilanciata da personaggi come Beppe Grillo e Luigi di Maio.
Secondo quanto risulta al nostro giornale, Zingaretti, che tuttavia oggi ha annunciato le dimissioni dal partito (leggi l’articolo), aveva intenzione di far leva sul nuovo ruolo di Giuseppe Conte a capo del Movimento e al tempo stesso potenziale federatore di tutto il centrosinistra affinché si decida per un candidato unico. Anche perché, dicono i bene informati, se Pd e Cinque Stelle dovessero andare uniti il nome che il Centro Sinistra potrebbe giocarsi per il Campidoglio, sarebbe quello di Roberto Gualtieri (nella foto), ex ministro dell’Economia con il Conte 2 e persona profondamente stimata da Giusppe Conte.
L’ALTRA GRANA TRA DEM E 5 STELLE. Nel frattempo la querelle che potrebbe scoppiare a livello locale si mischia anche a un altro scontro che tocca invece l’ambito nazionale. Da Matteo Orfini a Stefano Ceccanti non sono pochi coloro che, visto il quadro politico rivoluzionato con l’arrivo di Mario Draghi, sarebbero propensi a una riforma elettorale in senso maggioritario, sposando così la linea di Matto Salvini. Una strada, questa, che sbugiarderebbe l’impegno preso dallo stesso PD con il Movimento.
Come spiegato ieri dal presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, il deputato M5s Giuseppe Brescia, l’ideale sarebbe ripartire dalla legge in discussione proprio in commissione che si basa sul modello proporzionale. Una situazione critica che certamente non agevola Zingaretti in un momento peraltro in cui non sono pochi quelli che all’interno dell’Assemblea Nazionale vorrebbero un cambio di guardia. I prossimi giorni dunque saranno decisivi per comprendere non solo il futuro del Partito Democratico, ma anche del nuovo fronte progressista, dato che questo doppio gioco del PD potrebbe di fatto rompere il lavoro portato avanti negli ultimi mesi.