Complesse indagini delle Direzioni distrettuali antimafia di Palermo e Napoli hanno portato all’emissione di due provvedimenti cautelari per traffici illeciti internazionali nell’ambito di operazioni di riciclaggio e autoriciclaggio internazionale e di fraudolento trasferimento di valori, che riguardano nel dettaglio un patrimonio legato a Cosa Nostra e risalente ai tempi del sacco di Palermo.
Proprio nel capoluogo siciliano, la Procura diretta da Francesco Lo Voi ha provveduto al sequestro di 20 milioni in Albania e al sequestro preventivo di altri 30 milioni, dando attuazione all’operazione di confisca, già stabilita in Cassazione (dopo un lungo iter giudiziario), a carico di Francesco Zummo, 89 anni (nella foto), noto costruttore palermitano, da decenni considerato socio dell’ex sindaco Vito Ciancimino e ritenuto personaggio chiave a supporto di Cosa Nostra a Palermo, finito oggi agli arresti domiciliari per riciclaggio.
Arrestato anche Fabio Petruzzella, commercialista accusato di aver trasferito i beni di Zummo sul territorio albanese per sottrarli al provvedimento di confisca. Le indagini sono scaturite da un’operazione parallela, in seguito a un maxi sequestro di stupefacenti al porto di Salerno a giugno 2020.
Successivamente, nel corso delle indagini è emerso come alcuni dei soggetti coinvolti nel riciclaggio di somme provenienti dal traffico di droga fossero riconducibili alle vicende di cui si stavano occupando gli inquirenti palermitani. Da lì le due operazioni che hanno portato oggi ai due fermi a Palermo e a sgominare la banda dedita a ripulire somme illecite a Napoli.
Sul conto dell’ex socio di Ciancimino, Zummo, indagò anche il giudice Giovanni Falcone arrivando a farlo condannare, in primo grado, a 5 anni per favoreggiamento e associazione mafiosa e poi assolto in appello.