“Spero che il nuovo governo riesca a impostare un piano per la ricerca scientifica dei prossimi 5 anni. I fondi del Pnrr durano 4 anni. Esauriti quelli, l’Italia rischia di scivolare verso il terzo mondo”. È quanto ha detto a Repubblica il premier Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi.
Parisi: “Spero che il nuovo governo riesca a impostare un piano per la ricerca scientifica dei prossimi 5 anni”
“Non possiamo competere con Cina e Vietnam sui salari – ha proseguito lo scienziato italiano – e stiamo perdendo competitività nei confronti dei Paesi avanzati sul fronte di ricerca e sviluppo. Spero almeno che l’utilità dei vaccini ci abbia dimostrato l’importanza della scienza e che si riesca a ottenere qualche risultato sul fronte del cambiamento climatico”.
“Ho proposto al mio condominio di fare il cappotto termico e installare 150 metri quadrati di pannelli fotovoltaici sfruttando il superbonus. Macchè – ha aggiunto Parisi -, la mia richiesta non è passata. Hanno vinto resistenze, complicazioni e burocrazia. Parecchi condomini erano restii a investire per realizzare l’impianto. Io ero molto disponibile, ma altri assai meno”.
“Da questa esperienza ho imparato che forse la mano invisibile del mercato – ha detto ancora il premier Nobel – non è sufficiente a gestire cambiamenti così importanti. Servirebbero delle imprese gestite dai Comuni che, su richiesta dei condomìni, si occupino di tutto, senza burocrazie, spesso difficili da superare per i cittadini, e senza prezzi gonfiati”.
“Oppure vedrei bene dei contratti con Enel specifici per affittare i tetti adatti al fotovoltaico, e semplificherei anche le comunità energetiche. Infine, mi chiedo perché non si realizzi una fabbrica di pannelli solari in Italia. Non mi pare una tecnologia impossibile”.
“Nella mia ingenuità – aggiunge – Parisi, pensavo che si potesse installare un impianto fotovoltaico sul tetto e poi dividere l’energia fra i condomini. Invece ho scoperto che è una cosa complicatissima. Non si trovano ditte capaci di superare le difficoltà tecniche”.
E alla domanda se farebbe il ministro dell’Università e della ricerca, risponde: “Non me lo chiederanno mai. Spero solo che mantengano la separazione fra il ministero dell’Istruzione e quello di Università e ricerca”.
“La prima ha troppo peso rispetto alla seconda, il titolare si occuperebbe quasi solo di lei. E spero che il nuovo ministro sia un nome pesante, in grado di incidere con le sue richieste. Non penso necessariamente a uno scienziato”.