Le recensioni false di locali e ristoranti sono una piaga del web ma da ieri scriverle può costare caro. Con una sentenza innovativa, la prima nel suo genere, il Tribunale penale di Lecce ha condannato a 9 mesi di reclusione il proprietario di PromoSalento, una delle tante società che dietro compenso realizzano finti resoconti. Servizi per i quali era stato stilato un listino prezzi, da un minimo di 100 ad un massimo di 240 euro, proposto e venduto sull’intero territorio nazionale. Ma proprio il sito dove poi finivano pubblicati i testi artificiosi – il portale Tripadvisor – è stato la rovina del condannato. L’azienda colpita, odorando la truffa, ha infatti attivato un suo team di esperti che ha scandagliato le recensioni sospette, e poi ha consegnato tutto alla Procura, costituendosi parte civile nel processo. Una vicenda che fa già discutere e niente affatto inconsueta, spiega Aldo Maria Cursano, vicepresidente vicario di Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) nonché presidente della Confcommercio della provincia di Firenze.
“Certo – ammette – se c’è l’offerta di recensioni false allora deve esserci anche una domanda da parte degli esercenti. Ma chi cerca simili scorciatoie, chi tradisce la fiducia del consumatore e quindi del cliente, chi in qualche modo diffama il lavoro di aziende che hanno guadagnato nella storia e nel tempo la loro reputazione, non è degno di stare sul mercato. Questi non sono colleghi ma dei mascalzoni”. Per Cursano dunque fa bene TripAdvisor a mettere il pallino rosso di non credibilità a questi soggetti, così come fa bene la Fipe a indicare tali aziende tra quelle scorrette e a non rappresentarle. Ma soprattutto oggi fa bene la giustizia amministrativa nel perseguire non soltanto chi lucra su questo, ma anche chi commissiona le false recensioni negative. “Ai birboni che cercano queste scorciatoie – dice Cursano a La Notizia – ricordo che la reputazione si conquista con il lavoro sul campo, fidelizzando il cliente e non frodandolo”.
Le contromosse – Per combattere il fenomeno serve però più collaborazione, anche con la sede londinese di Tripadvisor con cui la Fipe è da tempo in contatto proprio per scoperchiare una rete di agenzie nate proprio per tradire i consumatori, offrendo questo genere di servizi. “Per questo – ricorda Cursano – la Fipe ha attivato un servizio disponibile in tutta Italia, SOS recensioni, per consentire a ristoratori, bar e pubblici esercizi, di segnalare eventuali tentativi di vendita di recensioni non conformi, inadeguate o diffamatorie”. Una battaglia non facile perché dopo essere state segnalate e oscurate, decine di società che producevano false recensioni sono ricomparse, continuando a fare lo stesso lavoro. E dire che TripAdvisor, Booking & co non dovrebbero essere percepiti come minacce dai ristoratori, in quanto questi portali hanno permesso a molti piccoli esercenti, mai considerati dalle maggiori guide di settore, di diventare grandi. Per tanti è stata una grande opportunità per farsi apprezzare e conoscere. Buttarla via sarebbe davvero un peccato.