Ci sono voluti mesi ma finalmente, con le elezioni suppletive di ieri, per il Cms si intravede la luce in fondo al tunnel. Già perché dopo i dossier, gli incontri carbonari per indirizzare le nomine nelle maggiori procure d’Italia, l’organismo di autogoverno delle toghe era stato letteralmente travolto al punto che cinque consiglieri eletti avevano rassegnato le dimissioni. Due di loro, Corrado Cartoni di Magistratura Indipendente e Gianluigi Morlini di Unicost, erano stati subito sostituiti dai secondi in graduatoria, ossia Ilaria Pepe e Giuseppe Marra, entrambi di Autonomia e Indipendenza.
Una soluzione impraticabile per sostituire gli altri tre dimissionari, ossia Antonio Lepre e Paolo Criscuoli, entrambi di Magistratura Indipendente, e Luigi Spina di Unicost, in quanto non esisteva alcuna lista di consiglieri non eletti perché, nelle elezioni di luglio 2018, le correnti pensarono bene di candidare solo quattro concorrenti per altrettanti posti. Una mossa geniale che, di fatto, ha costretto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a indire nuove elezioni suppletive per queste posizioni rimaste vacanti. E ieri si sono svolte quelle che hanno portato alla sostituzione di due di loro, Spina e Lepre, al cui posto siederanno Antonio D’Amato, di Magistratura Indipendente, e Nino Di Matteo, di Autonomia e Indipendenza.
QUESTIONE DI NUMERI. Per il restante posto lasciato vacante da Criscuoli, in ordine di tempo quinto e ultimo consigliere dimissionario, ci sarà ancora da attendere perché i magistrati dovranno tornare alle urne l’8 e il 9 dicembre. Con le nuove due new entry, il Csm torna quasi a pieno regime. Ma guai a pensare che queste sostituzioni siano una mera questione nominale perché vanno a toccare gli equilibri in campo delle diverse correnti della magistratura. E contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si tratta di piccoli aggiustamenti. Infatti da luglio 2018, quando prese il via questa consiliatura, a oggi, abbiamo assistito ad un vero e proprio ribaltone.
Un anno fa, con un risultato storico, si era imposta la corrente di destra delle toghe, Magistratura Indipendente, con 5 consiglieri eletti. Stesso risultato ottenuto dai centristi di Unicost mentre la corrente di sinistra, Area, si fermò a soli 4 candidati. Ultimo posto, con appena 2 membri eletti, spettarono a Autonomia e Indipendenza del pm Piercamillo Davigo. Ma lo scandalo dell’ex consigliere Luca Palamara, a base di incontri carbonari tra consiglieri e politica, sparigliava le carte. Magistratura Indipendente perdeva 3 membri e Unicost 2. Così, dopo le elezioni e i subentri, a Palazzo dei marescialli esiste una nuova maggioranza. Con l’ingresso di Di Matteo, salgono a 5 i consiglieri eletti dalla corrente di Davigo che nel Csm diventa la prima forza. Invariato il numero di consiglieri di Area, rimasti 4, mentre con l’arrivo di D’Amato, Magistratura Indipendente scende da 5 a 3 membri eletti. Fanalino di coda Unicost che passa da 5 eletti a 3.
IL CASO PALAMARA
Ad inguaiare i consiglieri dimissionari, era stata l’inchiesta sul pm Palamara. Sul cellulare del magistrato era stato installato un trojan che finiva per registrare l’appuntamento notturno del 9 maggio scorso tra il pm, i 5 consiglieri coinvolti e i deputati renziani, Cosimo Ferri e Luca Lotti. Un incontro carbonaro con cui i coinvolti pensavano alle strategie con cui indirizzare le nomine ai vertici delle maggiori procure d’Italia.