Matteo Salvini poco più di un anno fa aveva l’Italia in mano mentre ora stringe solo un pugno di mosche. Fatale fu, come ad altri leader, quella che i greci chiamavano hybris, cioè l’orgoglio tracotante che fa perdere il rapporto con la realtà e precipitare dall’empireo alla sabbia. Ora occorre che il leader padano faccia molta attenzione alle sue vicende giudiziarie perché dovrebbe aver imparato la lezione e cioè che il supporto delle folle non basta a non perdere il potere e finire magari in prigione e una volta al gabbio hai voglia a gridare al complotto politico perché l’arma giudiziaria è inesorabile, Bettino Craxi docet.
L’ultima uscita dell’ex ministro è stata quella di riaprire gli stadi alla gente e si inserisce, evidentemente, in quella perniciosa narrazione mondialista del virus che se non esiste fa poco danno e che si tratta sempre e comunque di oscure macchinazioni dei poteri forti e di immaginarie Spectre pronte a tartassare i poveri cittadini del mondo “schiavi”.
Queste cose le abbiamo sentite tutti perché ognuno di noi ha purtroppo almeno un amico o peggio un familiare che ha perduto la bussola in questi tempi strani e virali, ma dovremmo chiederci con chi o con che cosa abbiamo a che fare. Uscite come quelle del minisindaco Sgarbi che vuole multare chi ha “inutilmente” la mascherina non solo inquietano, ma spaventano perché ci fanno capire che una parte cospicua della popolazione mondiale -non solo italiana- si rifugia nella negazione irrazionale e criminale del problema. È un meccanismo di difesa psicologica elementare, ma che produce milioni di vittime e per questo occorre essere ben saldi nella denuncia di queste assurdità. Di più, occorre combatterle.
E, appunto, la proposta di Salvini di riaprire gli stadi e quanto di più becero e propagandista si possa trovare in giro. Intanto perché solletica gli appetiti sudaticci e contagiosi dei tifosi resi imprevedibili da tanti mesi di astinenza pallonara forzata e poi perché è intrinsecamente pericolosissima per le inevitabili conseguenze sociali e cioè contagi a go go proprio in un periodo delicatissimo di risalita del numero di positivi, alimentato dalle nefandezze vacanziere di un certo numero di scellerati che se ne fregano bellamente degli altri. Riaprire ora gli stadi, con la concomitante riapertura, quella sì necessaria, delle scuole vuol dire caricare il bollettino di migliaia di vittime in più e questo bisogna dirlo chiaramente a Salvini.
La Lega sta seguendo una linea politica ondivaga, confusa, populista in senso negativo e profondamente sciocca in senso sociale. Le sue proposte e i suoi raduni a Covidberg sono pericolosi. Personaggi come Briatore, negazionisti della domenica e “aperturisti” senza ritegno in nome del profitto sono il vero problema della nostra società perché danno anche il cattivo esempio a tanti giovani che non si sono ancora adeguatamente formati all’esercizio critico della ragione. La Lega e la “destra negazionista” non sono solo più un problema politico, ma sono diventate un “problema sanitario” al pari dello stesso virus perché sono i suoi più formidabili alleati.
Occorre contrapporre l’illuminismo kantiano al barbarismo alpino per forare con la luce della razionalità le corazze dell’ignoranza e della più perniciosa superstizione. Un lavoro che ci deve impegnare tutti, una sorta di impegno civico del buon senso che esuli dalla politica per atterrare nel territorio della difesa della salute dell’intera società.