Revelli: “Una maggioranza instabile. Unita solo dalla brama di potere”

Parla il politologo Marco Revelli: "Meloni ha un profilo politico che in un Paese civile non sarebbe accettabile".

Revelli: “Una maggioranza instabile. Unita solo dalla brama di potere”

Professore Marco Revelli, ieri è saltato il vertice tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini ed Antonio Tajani: sono una maggioranza, ma non sembrano d’accordo su nulla…
Da una parte mi sembra che Giorgia Meloni & soci infilino un autogol dopo l’altro. Dall’altra che il trio sia più che mai spaccato. Del resto, l’azione politica di Meloni è stata davvero impresentabile, sia sul piano europeo, dove ha collezionato una serie di figuracce e un isolamento profondo, sia in politica interna, dove il silenzio sarebbe stato d’oro. E invece ha abbondato in sproloqui che la qualificano.

A cosa si riferisce, in particolare?
Penso all’orribile e indecente polemica con il presidente del comitato delle vittime di Bologna, Paolo Bolognesi. Una mancanza di rispetto e di pudore veramente disgustosa, che non ha precedenti. Poi penso a questa sgangherata entrata a piedi uniti sul terreno olimpico, che ci ha reso ridicoli al cospetto del mondo.

Si dice che Meloni sia brava, ma circondata da gente non all’altezza, concorda?
No. Sembra il giudizio su Mussolini nel periodo del suo declino. Meloni ha un profilo politico che in un Paese civile non sarebbe accettabile. E alcuni tratti caratteriali che la rendono pericolosa a sé e agli altri. Non esiste una differenza di qualità né di sostanza politica tra lei e il suo cerchio magico. Si è costruita entourage che rilette la sua identità politica. Che è quella indicata da Bolognesi, l’identità politica di una forza che ha le sue radici nella peggiore storia della Repubblica, nell’Msi e nelle sue successive trasformazioni. Un partito contiguo con le aree infette della Strategia della tensione e dello stragismo nero, con numerose porte girevoli. La figura di Pino Rauti è esemplare.

Come finirà questa alleanza?
È un composto profondamente instabile. Basti pensare che in Europa stanno in tre formazioni politiche diverse. In parte in concorrenza, nell’area sovranista, in parte in conflitto, perché Tajani se ne sta con la maggioranza von der Leyen. In Italia sono in feroce concorrenza tra di loro per spartirsi un elettorato che è sempre lo stesso, che si muove con la tecnica dei vasi comunicanti, che passa da uno all’latro e per questo la competizione è aspra. Li tiene uniti il potere e la sua gestione, il tema per il quale non sono riusciti a fare ieri il vertice di maggioranza. E di punti di discussione c’è ne sono: l’occupazione della Rai; il controllo dell’informazione; la scelta del commissario europeo e la scelta dell’election day, con il buco nero della Liguria fa da traino ad una possibile frana. Devono provare a limitare i danni. Chi ne va di mezzo è il Paese che si avvia a un autunno difficilissimo dal punto di vista economico, che continua a impoverirsi e a degradare nel suo stesso costume, rispetto a cui i linguaggi e gli esempi che provengono dall’alto sono veleno iniettato nelle vene della società. Siamo un Paese sfortunato arriva a una stagione difficile con la peggior classe di governo che si potesse immaginare.

Ma la classe politica è lo specchio del Paese, no?
E’ lo specchio di una metà della metà del Paese che continua a votare. Ricordiamoci che c’è metà Paese che è talmente disgustato che non prende in mano la matita elettorale.

Lato centrosinistra: dovrebbe accettare il gran ritorno di Matteo Renzi? Farebbe bene o male al campo largo?
Renzi ciò che tocca rovina. Chi lo conosce ne sta ben lontano. Non auguro a nessuno di far politica con lui.