La marcia verso la rete unica della fibra per portare nelle case degli italiani l’internet veloce del 5G sta provando ad accelerare sotto l’egida del Governo, anche se con qualche rallentamento. Mostra ottimismo l’Amministratore delegato di Tim, Luigi Gubitosi, che nel suo intervento al Digital Italy Web Summit ha ricordato l’obiettivo del suo Gruppo: poggiare a terra quanta più rete possibile, cablare il Paese nei prossimi 5-6 anni, migrare grande parte dei clienti Tim verso queste reti moderne. “È un obiettivo ambizioso”, ha ammesso Gubitosi, ribadendo che il maggiore player nazionale della telefonia è pienamente a favore di un assetto di mercato compatibile e coerente col nuovo codice europeo delle comunicazioni elettroniche, cioè con il co-investimento.
Un tema – quest’ultimo – che si delineerà qualora si dovesse dare vita a una rete unica integrata aperta, sempre che Enel (azionista al 50% di Open Fiber) dia finalmente il sostegno all’operazione. Intanto – ha aggiunto Gubitosi – il 5G vede Tim tra i frontrunner, e non c’è nessuna intenzione di perdere questo vantaggio, a partire dal prossimo traguardo di Milano, che sarà la prima area metropolitana coperta, con a seguire Roma, Firenze, Torino, Napoli, etc. Il 5G “sta partendo e ci aspettiamo che ci sia un intervento del Governo a favore, cosa che sta avvenendo in altri Paesi europei”, ha chiesto il numero uno di Tim.
Nel disegno dell’ex monopolista le tecnologie come la fibra e il 5G sono comunque da vedere integrate. “Oggi – ha annunciato Gubitosi – circa il 67% delle aree bianche ha una copertura in fttc (fibra fino all’armadio, ndr); a ottobre si stanno aggiungendo 200 Comuni e per fine anno tre quarti delle aree bianche saranno coperte”. Tim , tra l’altro, sta studiando soluzioni per portare la banda larga anche nelle aree ultra bianche, col target di arrivare dovunque, attraverso la banda larga e il 5G.
Gubitosi ha poi confermato che l’anno ‘clou’ per la chiusura del digital divide sarà il 2021:”inizieremo a chiudere il digital divide di quante più aree possibili” ma “bisogna fare sistema, con Infratel, come ad esempio, si sta già facendo per alcune cose negli ospedali”.