Chissà se qualcuno poteva immaginare quanto grave fosse il problema delle residenze sanitarie per anziani. Già perché il bilancio dei controlli condotti dai carabinieri del Nas, intensificati a partire da febbraio ossia dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, su svariate centinaia di strutture, tra rsa, case di riposo e centri di riabilitazione e lungodegenza, è ben più nero di quanto era lecito aspettarsi. Operatori non formati per prevenire la diffusione dell’epidemia, mancanza o carenza di mascherine e altri dispositivi di sicurezza, gravi problemi strutturali e organizzativi, infatti, sono un problema assai diffuso tanto che su 601 cliniche controllate addirittura il 17% presentano irregolarità. Nel dettaglio 104 sono risultate non conformi alla normativa vigente e per questo 61 persone sono state denunciate e altre 157 sanzionate, per un ammontare complessivo di oltre 72mila euro. Basterebbe questo per indignarsi ma, purtroppo, c’è di più. Di queste, dall’inizio della pandemia, 15 sono state letteralmente chiuse perché presentavano gravi carenze che hanno minato la salute dei residenti.
LUNGA LISTA. Il campionario delle irregolarità rilevate è altrettanto preoccupante. Infatti sono emerse “situazioni penalmente rilevanti” tra le quali, spiegano i Nas, “gestori e operatori ritenuti responsabili di abbandono di anziani e mancata assistenza e custodia, esercizio abusivo della professione sanitaria e uso di false attestazioni di possesso di autorizzazione all’esercizio e di titoli professionali validi, quali infermiere ed operatori socio-sanitari”. Situazioni che sono state rilevate tanto al nord quanto al sud, segno questo di come il problema non sia relegato ad una specifica parte del Paese. In questa classifica degna di un film horror, sempre secondo il report dei carabinieri, su tutti spiccano alcuni casi particolarmente grotteschi.
PROBLEMI OVUNQUE. Uno su tutti quello scoperto a Udine dove in una struttura è stato necessaria l’immediata evacuazione dei 21 ospiti alloggiati, tutti risultati positivi al Covid-19, i quali sono stati trasferiti in ospedale. Un caso per il quale è stata subito emessa un’ordinanza di sospensione dell’autorizzazione per la casa di cura per anziani e su cui stanno indagando i magistrati per chiarire se ci siano state omissioni o negligenze che abbiano favorito il diffondersi dell’epidemia. Non va meglio in Umbria dove sono stati denunciati ben cinque titolari di strutture dove anziani invalidi venivano dichiarati autosufficienti per aggirare le previste autorizzazioni regionali e ridurre il personale qualificato per l’assistenza.
Orrore a Reggio Calabria dove i militari dell’Arma hanno scoperto una struttura senza autorizzazione sanitaria e denunciato una persona per l’inosservanza delle misure di contenimento epidemico, perché senza valido motivo, era andato nella struttura gestita dalla compagna, all’interno della quale era stato registrato un caso di contagio da Covid 19. Un comportamento sconsiderato per il quale è stato necessario mettere in quarantena tutti gli ospiti e gli operatori della struttura reggina. Per concludere questo elenco degli orrori c’è il caso, riscontrato a marzo, in una struttura residenziale per disabili in provincia di Napoli. Qui i Nas hanno scoperto gravi carenze igienico-sanitarie, organizzative e strutturali che hanno portato alla chiusura della struttura a cui, tra le altre cose, mancava anche l’autorizzazione al funzionamento.