Ci vuole un discreto coraggio a dire come fa la leader del Pd, Elly Schlein, che il terzo mandato spacca il centrodestra. Già, perché se questo è senz’altro vero è altrettanto vero che la questione del terzo mandato spacca anche il Pd. L’emendamento della Lega sul terzo mandato per i governatori è stato, infatti, bocciato in commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama anche con il voto contrario del Pd. Ma subito dopo, la minoranza interna al Pd, ha palesato il suo “forte disappunto” per come ha votato il partito. Dopo mesi di botta e risposta fra sindaci e governatori Pd (che chiedono il terzo mandato) e Schlein (che frena), è battaglia a cielo aperto.
Energia popolare, cioè la minoranza interna guidata dal governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, ha fatto uscire dopo il voto una presa di posizione durissima: “Non è stato rispettato l’accordo preso in direzione e non si è salvaguardata l’unità del partito”. Il riferimento era all’intesa che era stata raggiunta in direzione sulla proposta della segretaria di un tavolo di lavoro del Pd che si confrontasse su una riforma complessiva degli enti locali e quindi anche sul terzo mandato. Alla vigilia del voto c’era stata una riunione del gruppo al Senato per decidere la linea da tenere sul voto in commissione.
I distinguo erano stati sul come, fra chi voleva votare “no” e chi, come Alessandro Alfieri, di Energia popolare, chiedeva che il Pd non partecipasse al voto, per non far esprimere il partito in maniera palesemente contraria al terzo mandato. Alla fine si è deciso per il voto contrario. Ma la resa dei conti è vicina. “Si sa cosa penso del terzo mandato, ma adesso l’unica cosa a cui dobbiamo pensare è dare una mano alla candidata Alessandra Todde e ai candidati delle liste per vincere in Sardegna. Poi dirò qualcosa in merito a quello che è accaduto”, ha detto Bonaccini.
Schlein prova a gettare acqua sul fuoco. “Non avevamo sul tavolo una riforma bilanciata, ma un emendamento salva Zaia scritto dalla Lega invotabile”, ha detto, promettendo che “l’impegno a discutere nel partito proseguirà”. E che con Bonaccini il dialogo è continuo. Ma il punto è che sindaci e governatori dem la pensano sul terzo mandato esattamente come i leghisti. E ieri dopo che il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha minacciato anche il ricorso alla Consulta, ha parlato pure il sindaco di Napoli. “Credo che in un momento in cui si parla di amministratori locali sia importante che un partito nazionale ascolti le richieste. A quanto mi risulta, nella direzione si era deciso che ci sarebbe stato un successivo momento di riflessione, probabilmente sarebbe stato meglio uscire dall’aula”, ha detto il sindaco Gaetano Manfredi.
Si è fatto sentire anche il governatore pugliese Michele Emiliano: “La questione era di natura politica, sulla opportunità di un terzo mandato. Vedo che sia l’Anci che la conferenza delle regioni hanno preso una posizione favorevole al terzo mandato”. Emiliano è in ballo al pari di Bonaccini e del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. E ora che la Lega ha promesso che riproporrà in Aula l’emendamento bocciato, per il Pd quello sarà un momento verità dal quale potrebbe uscire con le ossa rotte al pari della maggioranza. Tutti quelli favorevoli al terzo mandato, stavolta, c’è da giurarci, si faranno sentire. Altro che norma salva Zaia.