di Stefano Sansonetti
Volendola semplificare con una battuta si potrebbe dire che in queste ore un’autostrada separa la posizione del “giglio magico” renziano da quella del ministro delle infrastrutture Graziano Delrio. Il che fa capire quanto l’ex sindaco di Reggio Emilia, un tempo fedelissimo, non sia più percepito come una garanzia dall’entourage del premier. La materia del contendere è delicata e fa riferimento alla Strada dei Parchi Spa, ovvero la concessionaria autostradale del gruppo Toto che tra Lazio e Abruzzo gestisce l’A24 e l’A25 (per un totale di 280 chilometri). Sulla società si è appuntata una curiosa interrogazione parlamentare presentata alla Camera da un nutrito drappello di deputati Pd di fede renziana (Ginoble, Fusilli, D’Incecco, Galperti, Minnucci, Melilli, Romano, Amato e Ferro).
LE TRUPPE
Tra questi si segnalano il segretario del Pd Lazio, Fabio Melilli, e lo storico Andrea Romano, che dopo innumerevoli cambi di casacca e il fallimento di Scelta Civica è salito in quattro e quattr’otto sul carro di Renzi diventandone uno degli aedi più ricorrenti. Ebbene, nell’interrogazione il gruppo mette in evidenza come nell’ottobre del 2013 il gruppo Toto avesse presentato un piano di investimenti per la A24 e la A25 da 5 miliardi di euro in 10 anni (con 10 mila nuovi posti di lavoro). Piano a suo modo reso obbligatorio anche dalla legge di Stabilità del 2013 che imponeva tutta una serie di messe in sicurezza di infrastrutture autostradali che sorgono in zone a rischio sismico. Nel decifrare il gioco delle parti non va tralasciato che l’approvazione del piano determinerebbe per Toto un allungamento decennale della concessione in cambio di aumenti tariffari non superiori al 2-2,5%. Il fatto è che dal 2013 l’istruttoria per il via libera a questo piano di investimenti è oggetto di verifiche e contrattazioni varie. E da agosto 2015 è ferma al ministero delle infrastrutture. Il tutto nonostante dal 1° gennaio del 2016 la Strada dei Parchi abbia disposto un aumento delle tariffe del 3,45%. “L’aumento più alto autorizzato dal Governo”, aggiunge l’interrogazione. Da qui il tentativo di mettere alle strette Delrio, rivolgendo al ministro alcune domande: quando verrà approvato il piano finanziario della Strada dei Parchi? Ci sono ostacoli alla sua approvazione? Quali sono i presupposti che hanno permesso alla società di aumentare le tariffe in misura superiore alle altre concessionarie? Insomma, sembra di capire che i deputati renziani partano da un atteggiamento critico nei confronti del gruppo Toto per arrivare però al loro vero obiettivo, e cioè stanare Delrio. Da ambienti parlamentari emerge la convinzione che i firmatari abbiano agito dopo un bel placet di Luca Lotti, fedelissimo sottosegretario renziano alla Presidenza del Consiglio. Nei conversari con i suoi interlocutori Delrio sembra sostenere che il piano non ha ancora il via libera perché potrebbe subire l’alt dell’Unione europea.
SULLO SFONDO
Ma a quanto pare sull’immobilismo di Delrio starebbe incidendo in modo importante la lobby della più grande concessionaria autostradale italiana, ovvero quell’Autostrade per l’Italia che fa capo alla famiglia Benetton. In pratica il timore è che se il ministero autorizza il piano di investimenti da 5 miliardi impostato dal gruppo Toto per 280 chilometri di autostrade gestite, un domani ad Autostrade per l’Italia potrebbe essere presentato un conto in proporzione molto salato, visto che in Italia governa una rete di quasi 3mila chilometri. Chissà, magari la lettura è dettata da qualche esagerazione. Un fatto è certo. Quando Delrio vuole agire celermente lo fa. Velocità di esecuzione che per esempio sta contraddistinguendo le operazioni di trasformazione in house della Autobrennero (A22) e delle Autovie venete (A4), società pubbliche che potranno così godere di una proroga della concessione senza gara. In altre circostanze, invece, il ministro la tira per le lunghe. Al punto che ora una piccola ma agguerrita pattuglia renziana, col via libera di Lotti, intende chiedergliene conto.
Twitter: @SSansonetti