I dubbi sul decreto Sblocca-cantieri. L’eccezionale successo della legge sul whistleblowing e i timori per l’aumento dei casi di imprese raggiunte da interdittive antimafia. Si può riassumere come un grande affresco del nostro Paese la relazione dell’Anac pubblicata ieri e che sarà l’ultima firmata dall’uscente presidente Raffaele Cantone. Oltre trecento pagine con cui l’authority ha tracciato un vero e proprio bilancio sulle attività dell’attuale maggioranza, a partire dal provvedimento che cambierà le carte in tavola in fatto di cantieri e opere pubbliche.
Un testo contro cui le opposizioni hanno gridato allo scandalo mentre, differentemente da quanto ci si sarebbe potuti aspettare, a fare da pompiere è stato proprio il vertice di Anac. Secondo lui il provvedimento “pur incidendo anche sui poteri” dell’Autorità “non è criticabile”. Non solo. È “il giudizio complessivo sull’impianto che resta sospeso” precisa l’ex pm “anche in attesa che si completi l’iter legislativo della conversione e soprattutto dell’approvazione della legge delega”. Quel che a suo dire è importante è che “il settore degli appalti ha assoluto bisogno di stabilità e certezza delle regole, e non di continui cambiamenti che finiscono per disorientare gli operatori economici e i funzionari amministrativi”.
IL WHISTLEBLOWING. La legge sul whistleblowing, ossia sul sistema con cui denunciare condotte illecite all’interno della Pa, fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, è un successo. Secondo il presidente dell’Anac il provvedimento è degno di un sonoro applauso perché “sta dimostrando grande vivacità con l’andamento esponenziale delle segnalazioni e delle istruttorie, passate da 125 nel 2015 a 764 nel 2018, per un totale complessivo di circa 1.460″. Stando al report le segnalazioni sono arrivate per il 42% dei casi dal Sud Italia, per il 32% dalle regioni del Centro e per il 23% da quelle del Nord. A queste se ne aggiungono altre, pari al 3% del totale, che sono anonime e non classificate.
Tra le tipologie d’abuso segnalate nel sistema la voce “corruzione, cattiva amministrazione, abuso di potere” ha raggiunto il 19,84%. A seguire c’è quella relativa agli “appalti illegittimi” 17,72%, seguita a ruota “dall’adozione di misure discriminatorie da parte dell’amministrazione o dell’ente” pari al 15,34% delle segnalazioni. I “concorsi illegittimi” si fermano al 12,57% mentre le denunce per “incarichi e nomine illegittime” sono ferme al 10,98%. Negli ultimi tre gradini ci sono rispettivamente la “mancata attuazione della disciplina anti-corruzione”, la “cattiva gestione delle risorse pubbliche e danno erariale” e il “conflitto di interessi”.
LA MAFIA E LE IMPRESE. Uno dei punti più delicati del report è però quello relativo al preoccupante aumento dei provvedimenti di commissariamento delle imprese raggiunte da interdittiva antimafia. Si tratta di un “istituto di competenza del solo prefetto e sul quale comunque l’autorità viene sempre sentita” spiega il vertice di Anac spiegando come le aziende interdette vengono immediatamente segnalate all’autorità ai fini dell’annotazione nel casellario. Proprio analizzando i dati fin qui raccolti è stato possibile notare, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2018, una crescita significativa e progressiva del fenomeno che sfiora le 1900 unità. “Un numero preoccupante, sintomatico di quanto le organizzazioni criminali stiano infiltrando l’economia legale” ha concluso Cantone.