Scaricato dal centrosinistra e messo alla porta pure da Carlo Calenda. Dopo quanto accaduto mercoledì col voto a Palazzo Madama, la sempre negata deriva verso destra di Matteo Renzi sembra ormai conclusa. Se non per scelta di campo netta, almeno per mancanza di alternative. Già perché da un lato c’è Enrico Letta che dopo fin troppi tentennamenti gli ha sbattuto la porta in faccia (leggi l’articolo), e dall’altro c’è Calenda che con una serie di post sui social ha attaccato Renzi con cui sognava di costruire un terzo polo politico.
“Sei stato uno dei presidenti del Consiglio più riformisti della storia di questo Paese. Dalle Unioni civili a Industria 4.0 abbiamo fatto cose che nessun governo era riuscito a fare prima. Ti ho visto difendere la democrazia e i diritti delle minoranze davanti a Putin in Russia. Prendendo più applausi di lui. Hai combattuto per una riforma sacrosanta della Costituzione”, scrive Calenda su Instagram ricordando i tempi in cui l’ex premier sembrava destinato a cambiare per sempre l’Italia.
Ricordi sbiaditi non dal tempo ma dalle mosse avventate – per non dire scellerate – con cui Renzi ha più volte sparigliato la politica italiana a suon di trame, bluff e accordi più o meno palesi. Un gioco in cui, secondo molti, l’ex premier ha voluto ribadire il suo potere e la propria capacità di condizionare l’intero scacchiere parlamentare. Proprio in tal senso è comprensibile l’appello di Calenda che “ma come cavolo ti viene in mente di legarti all’Arabia Saudita e allearti con Micciché” appoggiando il candidato del centrodestra alle comunali di Palermo, aggiungendo: “Non comprendi il rischio di distruggere anche la legacy di una stagione di cambiamento?”.
Il leader di Azione, è un fiume in piena, e sui social, con un groppo in gola per veder sfaldare il sogno del polo centrista, insiste: “Dovremmo lavorare insieme e costruire un grande polo riformista. Ma come possiamo farlo credibilmente se continui così. Fermati un secondo a riflettere. Te lo chiedo pubblicamente dopo averlo fatto tante volte privatamente. Fermati”.
COLPO AL CUORE. Ma l’appello di Calenda sembra destinato a cadere nel vuoto. Del resto il tempo per fermare la deriva verso destra di Renzi e Italia Viva sembra ormai fuori tempo limite come emerge l’accordo in Sicilia con Forza Italia e i continui ammiccamenti con Matteo Salvini, l’ultimo dei quali – secondo i dem – ha causato l’affossamento del ddl Zan. Del resto che l’idea di un alleanza tra Azione e Italia Viva fosse un progetto ben poco concreto, ancor meno del già fumoso nuovo Ulivo di Letta, lo sapeva benissimo lo stesso Calenda che martedì scorso a La7, forse tentando di spronare Renzi lo incalzava spiegando di non credere “che possano convivere in un leader politico business privato, ben inteso legale, e attività politica” e dopo lo incalzava nella speranza di convincerlo a riprendere una collaborazione che “sui territori è stata già fruttuosa”.
L’idea, come noto, è quella di creare una nuova coalizione alternativa a centrodestra e centrosinistra per la quale Calenda, già due giorni fa, ammetteva candidamente che Renzi in realtà “non vuole far niente con nessuno” perché il suo interesse è quello a “gestire la partita del Presidente della Repubblica, dopo la quale vedrà cosa fare”.