Matteo Renzi ha rotto la fragile tregua con il Campidoglio. Il presidente del Consiglio, per settimane, aveva preferito non attaccare Virginia Raggi. Ma il clima di campagna referendaria ha fatto saltare il banco: “Il problema non è che cosa faceva la Raggi sul tetto del Campidoglio, ma quel che fa quando scende. La sua svolta è stata quella di dare la gestione dei rifiuti di Roma a una donna collegata a Mafia capitale, a quelli che c’erano prima. Pensate a cosa sarebbe successo se Paola Muraro fosse stata del Pd“, ha attaccato il premier, parlando alla scuola di formazione del Pd.
“Un Parlamento che si tiene Carlo Sibilia e Alessandro Di Battista e non Ilaria Capua è un Parlamento che sceglie la doppia morale”, ha incalzato Renzi, in riferimento alle dimissioni da deputata della ricercatrice (coinvolta in un’inchiesta finita nel nulla). “Dobbiamo essere capaci non di giocare sulla difensiva e di non attaccare a testa bassa come fanno loro. Ma di far capire che se loro raccontano del mancato allunaggio (riferito ad alcune dichiarazioni di Sibilia, ndr). Noi crediamo nella scienza e nel futuro”, ha chiosato sul tema il presidente del Consiglio.
La risposta del Movimento 5 Stelle non si è comunque fatta attendere: “Dopo aver preso due sonori schiaffoni dal suo badante emerito Giorgio Napolitano, il presidente del Consiglio straparla del M5S e dimostra di essere ossessionato dalla pressione dei cittadini in Parlamento che gli tengono il fiato sul collo”, si legge in comunicato dei pentastellati. “Sparacchiare fesserie sul M5S non aiuterà il capo del governo a evitare la sconfitta referendaria che segnerà la fine della sua triste, e usurpata, esperienza a Palazzo Chigi. Saranno gli italiani, molto presto, a mandarlo a casa”, hanno concluso i parlamentari del Movimento 5 Stelle.