Un tesoro di 25 milioni di euro. Messo a disposizione per favorire l’efficienza energetica. Consentendo un risparmio ai cittadini e la possibilità di lavoro alle imprese. Un quadro da favola, che ha un solo problema: il Governo non ha emanato il decreto che lo rende effettivo. Una vera e propria beffa, nonostante Matteo Renzi in versione ecologista ha scandito: “Arriveremo al 50% delle rinnovabili sul totale dell’energia elettrica prima della fine della legislatura. Noi siamo leader sulle energie rinnovabili”, ha rivendicato il presidente del Consiglio nel corso del suo ultimo monologo social #Matteorisponde. Certo la questione delle fonti di energia è leggermente diversa dal consumo stesso. Ma resta la base: la possibilità di combattere gli sprechi nel rispetto dell’ambiente. Ed è un peccato che l’Esecutivo trascuri le misure, peraltro già approvate. A sollevare la questione è il deputato del Partito democratico, Ermete Realacci, che ha depositato un’interrogazione alla Camera per conoscere il destino del Fondo per l’efficienza energetica.
Niente efficienza
“Sull’efficienza energetica servirebbe una cabina di regia, che possa mettere insieme tutte le misure”, spiega Realacci a La Notizia. “La questione – aggiunge il parlamentare – riguarda vari ministeri, dall’Ambiente allo Sviluppo economico oltre ovviamente all’economia. Un coordinamento renderebbe tutto più semplice e più efficace”. Nello specifico il Fondo favorisce le Energy Service Company (ESCo), società che fanno da intermediarie per gli interventi di efficientamento, sollevando il cliente finale da ogni impegno organizzativo e di investimento economico. Tra gli obiettivi della legge erano fissati gli “interventi di miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici di proprietà della Pubblica Amministrazione, la realizzazione di reti per il teleriscaldamento, il miglioramento dei servizi e infrastrutture pubbliche,compresa l’illuminazione pubblica”. E infine la misura avrebbe dovuto sostenere “l’efficientamento energetico di edifici destinati ad usoabitativo, compresa l’edilizia popolare e la riduzione dei consumi di energia nei settori dell’industria e dei servizi”.
Mancanza di legge
Ma la norma, seppure già approvata e con tutte le buone intenzioni contenute, non è in vigore. Perché non ci sono ancora i decreti attuativi. Così Realacci, attraverso l’interrogazione a Montecitorio, ha chiesto di “individuare le priorità, i criteri, le condizioni e le modalità di funzionamento, di gestione e di intervento del Fondo”. E non solo: servono anche le “modalità di articolazione per sezioni, di cui una dedicata in modo specifico al sostegno del teleriscaldamento,e le relative dotazioni”. Tutto quello che potrebbe migliorare l’efficienza energetica.