Se fino a ieri quasi tutti i partiti di maggioranza sembravano condividere sul Recovery plan le obiezioni di Matteo Renzi nel senso di una richiesta di maggiore collegialità, oggi tutti sembrano prendere le distanze dal leader di Rignano. L’ex premier rottamatore gioca al rialzo, esaspera i toni e minaccia, in un’intervista al Pais, di far cadere il governo se il presidente del Consiglio non si scuserà e non farà marcia indietro sul piano per gestire le ingenti risorse provenienti da Bruxelles.
“Nessuno deve chiedere marcia indietro a nessuno”, sentenzia il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. “Dichiarazioni di Renzi assolutamente sbagliate: nessuno deve scusarsi”, aggiunge il suo vice, Andrea Orlando. “Lo spirito giusto che si deve avere è impegnarsi a trasformare in realtà quanto il governo ha conquistato in Europa, l’opposto che parlare di crisi, per altro in pieno Consiglio europeo”, spiega Zingaretti. “Mi auguro che la vicenda di queste ultime ore non produca un Papeete natalizio, credo che questo Paese non ne abbia bisogno. Ma se dovesse essere così, dovremo utilizzare la legge elettorale che c’è”, avverte Orlando, stoppando i sogni di Renzi.
L’ex premier è convinto che si possa trovare, in caso di crisi, un’altra maggioranza parlamentare ed evitare così le urne. I dem pensano l’esatto contrario. Anche Goffredo Bettini ha chiarito che l’unica alternativa a questo governo è il voto. In linea con gli umori che trapelano dal Colle. Sempre Orlando punta il dito contro i renziani quando dice che “anche questi che discutono in queste ore di immobilismo, sono in qualche modo compartecipi di questo stallo”. Il riferimento è ai veti posti da Iv al tavolo sulle riforme. Prende le distanze il M5S. “Irresponsabile attaccare il governo di cui si fa parte, per di più da un quotidiano estero, minacciando addirittura una crisi mentre il Consiglio Ue è ancora in corso”, dichiara Alfonso Bonafede.
Di “ricatti e diktat inaccettabili”, parla Riccardo Fraccaro. Si dissocia Leu. “Minacciare la crisi di governo in piena sessione di bilancio e mentre è in corso il Consiglio europeo è da irresponsabili”, affermano Loredana De Petris e Federico Fornaro. Giuseppe Conte da Bruxelles appare consapevole delle difficoltà del governo: si potrà andare avanti solo con la fiducia di tutte le forze di maggioranza, chiarisce. E promette la verifica di governo. Ci sarà un confronto con Iv e tutte le forze politiche per capire come stanno le cose: “Cercheremo di capire che fondamento hanno questo critiche e che istanze rappresentano, cosa nascondono, quali obiettivi. Il Paese merita risposte. Serve trasparenza”.
Nello stesso tempo difende il suo progetto sulla governance del Recovery plan pur aprendo a modifiche. “Ben vengano tutte le proposte migliorative. Quello che va chiarito è che questa struttura non vuole e direi non può esautorare i soggetti attuatori dei singoli progetti, che saranno amministrazioni centrali e periferiche. Però abbiamo bisogno di una cabina di monitoraggio, altrimenti perderemmo soldi”. Riconosce che “c’è già una collegialità, ma evidentemente non basta”. Si dichiara pronto al confronto con l’opposizione. Laddove il capo dello Stato si sgola a chiedere ancora una volta unità.
La lotta al virus “richiede a tutti noi serietà, sacrifici e unità ma anche grazie alle risorse morali e materiali che siamo riusciti a mobilitare possiamo e dobbiamo guardare al dopo, cominciare a costruirlo”, dice Sergio Mattarella. Ad accogliere l’appello di Renzi pare sia rimasto solo Matteo Salvini. “Accompagnare il Paese a nuove elezioni con un governo serio? Noi ci siamo, se serve per il Paese”, dice il leader leghista.