Matteo Renzi in Bahrein per il Gran Premio di Formula Uno ieri è diventato l’affare del giorno. Anche se l’ufficio stampa di Italia Viva ha precisato che il senatore di Rignano “Ha come sempre rispettato tutte le norme e martedì sarà in aula. Inutile dire che i viaggi di Renzi riguardano Renzi e non costano un centesimo al contribuente”. Mentre lui con i suoi fedelissimi è stato meno diplomatico: “Fanno polemica per i miei viaggi? E io ne faccio uno a settimana. Domenica scorsa in Senegal e oggi al Gran Premio”.
“Renzi in Bahrein? Le sue costose missioni estere non sono affari privati”
Renzi, essendo senatore, così come i diplomatici, può viaggiare nell’esercizio delle sue funzioni. Così come, essendo un libero cittadino, può spostarsi dove autorizzato secondo le regole sugli spostamenti del governo italiano. La sua presenza di Renzi è stata “ufficializzata” dall’ex ferrarista Jean Todt, ora presidente della Federazione automobilistica internazionale, che ha postato su Twitter le foto con l’ex premier con il principe Salman ben Hamad al Khalifa, primo ministro del Bahrein.
Nell’arena politica domenicale in molti sono andati all’attacco: “Sarebbe interessante – ha detto Angelo Bonelli, Verdi – conoscere i motivi di legge per cui Renzi si recato nel Bahrein per assistere al Gran Premio… Ricordo che gli italiani si trovano in lockdown e non possono uscire dai loro comuni se non per salute o lavoro”. “La pandemia c’è per tutti, tranne che per Renzi che continua ad andare dove gli pare senza giustificarsi pubblicamente”, ha dichiarato Nicola Fratoianni di Sinistra italiana.
Il viaggio di Renzi in Bahrein
Ma l’attacco più feroce viene da Gad Lerner sul Fatto Quotidiano. Lerner scrive all’inizio del pezzo che negli ambienti finanziari milanesi Renzi voglia lasciare la carriera politica per incarichi “più remunerativi, già testimoniati dal repentino incremento dei suoi redditi”. Ma, e questo è l’argomento, finché è senatore gli si impone di adempiere “con disciplina e onore” alla sua funzione pubblica.
In democrazia ciò comprende anche il dovere della trasparenza: le sue costose missioni all’estero, che siano retribuite o solo rimborsate da terzi, non possono essere considerate un affare privato. Renzi è un ex presidente del Consiglio, tuttora segretario di un partito che fa parte del governo in carica. Anziché querelare i giornalisti, deve ancora spiegarci cos’è andato a fare a Dubai non più tardi di tre settimane fa in compagnia di Marco Carrai, console onorario d’Israele per il Nord Italia.
Né può giustificare il suo ossequioso dialogo pubblico col principe saudita Muhammad bin Salman del gennaio scorso falsificando il rapporto Cia che ne indicava le responsabilità di mandante dell’omicidio Khashoggi. Che si tratti di viaggi d’affari o di un non meglio precisato ruolo nell’ambito dei cosiddetti Accordi di Abramo, la faccenda ci riguarda. La presenza di Renzi ieri ai box del Gp di Formula in Bahrein si configura come uno sberleffo oltraggioso di fronte a un paese chiuso per lockdown. Trincerarsi dietro al rispetto formale delle regole equivale solo a un’ostentazione di privilegio. Ci aspettiamo che la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, voglia chiedergliene conto nella seduta di martedì prossimo.