“Ci sono momenti nei quali la politica ha una sua invincibile evidenza. Oggi è chiaro a tutti, tranne ai fanatici, che la condotta di Renzi pone problemi acutissimi al campo democratico e al governo Conte. Non vado ai dettagli. Piuttosto mi rammarico che Italia Viva, potenzialmente utilissima per allargare il centrosinistra, sta diventando uno strumento della destra per picconarlo e screditarlo. Eppure tale rammarico non deve trasformarsi in una eccessiva preoccupazione”. E’ quanto scrive in un post su Facebook, commentando gli sviluppi degli scenari politici sulla maggioranza di governo, Goffredo Bettini, membro della direzione nazionale del Pd
“Renzi – aggiunge l’esponente dem – è una tigre di carta. Il suo tentativo di creare un terzo polo sta naufragando così rapidamente da renderlo prigioniero di un attivismo autodistruttivo. Così come, la scelta di passare all’altro campo non convincerebbe la stragrande maggioranza dei suoi elettori. Tuttavia egli può fare ancora danni, rendendo instabile l’azione dell’esecutivo Conte, già impegnato per conto suo su una trincea difficile e in una azione positiva, ma ancora non sufficiente, per fronteggiare la decadenza complessiva della Repubblica”.
“Quanta pazienza si può avere ancora con il fiorentino? Difficile dirlo. I margini – scrive ancora Bettini -, comunque, sono molto risicati. Ecco perché consiglio, in attesa di scelte più sagge di Italia Viva, di preparare al più presto scenari alternativi. Dopo Conte non c’è per il Pd un altro governo. Se Renzi vuole farlo, lo deve fare con Salvini e la Meloni. C’è invece la possibilità, certamente allo stato attuale tutta da costruire, di sostituire Italia Viva con parlamentari democratici pronti a collaborare con Conte fino alla fine della legislatura. Penso anche che, in questo scenario, nel Parlamento si aprirebbe una riflessione perfino nel gruppo renziano. Si deve lavorare subito, dunque, per allargare la maggioranza che sostiene il premier rendendo scarica la minaccia della crisi. In secondo luogo è utile serrare le fila già da oggi per una vasta e variegata alleanza di progresso. Pronta a presentarsi unita alle prossime elezioni politiche. Il Pd non è più isolato come nelle elezioni politiche del 2018, che lo videro tracrollare al 18%”.
Per Bettini “oggi è più robusto e cresce, il suo segretario Zingaretti sale nei consensi, ed è un punto di riferimento per tutta la maggioranza, c’è una sinistra più di ‘movimento’ pronta ad assumersi le sue responsabilità; c’è Conte che da tecnico è diventato a tutti gli effetti un politico, in grado di rappresentare tanta parte dei 5Stelle e anche tanti liberali, repubblicani, laici e cattolici senza patria o delusi dal fallimento di IV; ci sono le sardine che certamente faranno sentire la loro voce anche da un punto di vista elettorale. “Usciamo – conclude il membro della direzione nazionale del Pd -, quindi, dal battibecco quotidiano e iniziamo a costruire questi scenari da subito, da far vivere nella nostra azione, nel nostro stato d’animo, nella nostra strategia politica”.
“Non voglio affatto cacciare Renzi – ha poi aggiunto Bettini ai microfoni di Radio24 -, sarebbe un’affermazione sbagliata e presuntuosa. La mia predisposizione d’animo è assolutamente serena. Ho fatto un ragionamento politico: non sono stato io a porre ultimatum su vari temi, fino a immaginare una sfiducia su un ministro del Governo. Ho detto che per rendere più sicura, larga e forte la maggioranza attuale non sarebbe sbagliato, anzi sarebbe opportuno, allargare il consenso parlamentare, questo darebbe più stabilità, nessuno sarebbe decisivo e non ci sarebbero gli ultimatum. Il mio invito è smettere di fare una guerriglia continua e mettersi nell’ottica che questa è una coalizione. Sulla prescrizione ho assoluta affinità con la posizione di Renzi, ma siamo in una coalizione. Renzi sapeva perfettamente quali erano le posizioni del M5S sulla giustizia”.