di Angelo Perfetti
Più si avvicina il congresso, più le anime del Pd – come in un girone dantesco – si agitano, si lamentano, inveiscono l’unica contro l’altra. La data fatidica non è ancora stata decisa, ma una cosa è sicura: le correnti di democristiana memoria sono più che mai presenti nel centrosinistra. Renzi gioca le sue carte, in maniera palese (con le dichiarazioni ufficiali) e con messaggi criptati (con il fuori onda, ad esempio, reale o pilotato che sia, nel quale dà dello spompato a Bersani). Il messaggio verso la rottamazione è dunque ancora bene presente nella scelta comunicativa del sindaco di Firenze, ma a questo si è aggiunto un richiamo costante all’ala più a sinistra del partito , a partire da quell’incontro con i partigiani dell’11 agosto in cui Renzi invitò a “mettersi in gioco” come fecero gli antifascisti.
Correnti e spifferi
Il sindaco di Firenze, isolato dentro il partito durante le primarie per la premiership nel gennaio scorso, ora potrebbe ritrovarsi ad avere dalla sua una buona fetta di maggiorenti del partito, la maggior parte ex Ppi. Oltre alla pattuglia di fedelissimi in parlamento (Luca Lotti, Simona Bonafe’, Maria Elena Boschi, Dario Nardella), con il rottamatore si e’ schierato da tempo Walter Veltroni mentre è di questi giorni l’annuncio di Dario Franceschini e di Areadem (Pierluigi Castagnetti, Marina Sereni, Emanuele Fiano) a favore del sindaco. Renzi può vantare un gruppo nutrito di sindaci e amministratori (il sindaco di Torino Piero Fassino, il presidente della Provincia di Pesaro Matteo Ricci, e da ultimi il sindaco di Catania Enzo Bianco e di Palermo Leoluca Orlando). Dentro il governo tifa per il rottamatore il ministro Graziano Del Rio. Non ha detto per chi vota ma ha ammesso che Renzi è di fatto ‘’l’unico candidato’’ Giuseppe Fioroni.
Sull’altra sponda del girone Gianni Cuperlo: Il primo sponsor della candidatura dell’ex segretario Fgci è Massimo D’Alema. Con Cuperlo ci sono i cosiddetti ‘Giovani Turchi’ (il ministro Andrea Orlando, Matteo Orfini, Stefano Fassina). E sull’ex diessino potrebbe convergere nei prossimi giorni Pierluigi Bersani – che ha liquidato il fuori onda di Renzi con un “Mi ha visto un po’ spompo? Ma se sono anche abbronzato….” Rincarando la dose: “L’operazione non mi convince, non possiamo solo organizzare tifoserie e plebisciti senza contenuti” – ed i suoi (Roberto Speranza, Nico Stumpo, Davide Zoggia) mentre tra gli amministratori sta con Cuperlo il presidente della Toscana Enrico Rossi.
Poi c’è Pippo Civati, che però non ha nomi di grido a suo sostegno ma una rete di militanti e giovani amministratori. Infine c’è Gianni Pittella, europarlamentare con il sostegno dell’ex Uil Giorgio Benvenuto, di Mercedes Bressi e del deputato Fabio Porta, oltre a un gruppo di amministratori nel sud e nelle isole.
Il caso Franceschini
La scelta di Dario Franceschini, che segue quella di Walter Veltroni, crea un terremoto nelle vecchie alleanze interne. Il ministro e Pier Luigi Bersani sono ai ferri corti anche se i fedelissimi dell’ex segretario dicono di non essere affatto stupiti per la scelta degli ex Ppi. E i supporter di Gianni Cuperlo non fanno sconti alla scelta di Areadem. “Siamo passati dalla rottamazione al riciclo”, dice sarcastico Matteo Orfini che con i ‘giovani turchi’ denuncia la “svolta acrobatica” dell’area governista. A questo punto, spetta a Bersani decidere che fare. “Avevamo provato a costruire un fronte piu’ largo ma la forza consensuale di Renzi ha avuto la meglio su molti”, racconta un bersaniano. D’altra parte, dopo i ripetuti no di Guglielmo Epifani a candidarsi ed il fatto che Enrico Letta non è in pista, a meno che non salti tutto e si vada alle elezioni, in pista sono rimasti pochi candidati capaci di interpretare l’anima di sinistra del partito. Bersani, comunque, non crede che finirà secondo la “svolta sovietica” indicata da Giuseppe Fioroni, cioe’ con Renzi unico candidato. E si prepara nei prossimi giorni – come detto – ad annunciare l’appoggio della sua area a Gianni Cuperlo.