Dopo l’ospitata di Matteo Renzi in Arabia Saudita in compagnia del principe saudita Mohammed Bin Salman le polemiche non si placano. Specie in seguito alle rivelazioni contenute nel rapporto della Cia relativo all’omicidio del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi, che ha accertato il coinvolgimento del principe saudita come mandante. “Stanno strumentalizzando la tragedia di Khashoggi perché non hanno altro a cui aggrapparsi in Italia.
Nel merito ho risposto su tutti i giornali, dal Financial Times a Le Monde: ciò che faccio può essere discusso da chiunque, ma è perfettamente lecito, pubblico e legittimo”, ha spiegato più che legittimamente il leader di Italia viva che, secondo quanto emerso nelle settimane scorse, avrebbe ricevuto 80mila euro per partecipare alla convention insieme a Bin Salman (convention durante la quale avrebbe parlato di “Rinascimento” in relazione a un Paese che viola sistematicamente i diritti umani).
LA PROPOSTA. Ma è altrettanto “lecito, pubblico e legittimo” quanto ha deciso di fare un deputato del Movimento cinque stelle, Francesco Berti, che potrebbe comportare importanti ripercussioni politiche dopo le ospitate in Arabia di Renzi (cui, ovviamente, va tutta la solidarietà del caso dopo l’indegna e vergognosa busta con proiettili a lui recapitata). Il pentastellato Berti in questi giorni ha presentato una proposta di legge chiara: “Disposizioni in materia di conflitto di interesse per i titolari di incarichi politici nei confronti di influenze straniere”.
Il disegno di compone di un solo articolo, secondo il quale “il Presidente del Consiglio dei ministri, i ministri, vice-ministri, sottosegretari, deputati e senatori della Repubblica che durante il proprio mandato e nell’anno successivo alla cessazione del proprio incarico ricevono contributi, prestazioni o altre forme di sostegno provenienti da governi o enti pubblici di Stati esteri e da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero non assoggettate a obblighi fiscali in Italia superiori a 5mila euro euro annui decadono con effetto immediato dalle proprie funzioni”.
Se invece non sono in carica la proposta prevede che “non possono essere eletti o nominati nelle cariche summenzionate per 5 anni a parte dalla cessazione dell’incarico politico”. Una proposta forte, dunque. Che potrebbe evitare nuovi casi “alla Renzi”. Perché se è verissimo che ognuno è libero di fare cò che vuole e prendere soldi da chi ritiene opportuno, è altrettanto vero che la proposta di legge quantomeno servirebbe ad evitare qualsiasi tipo di polemiche e dubbi se dovessero esserci casi simili nei prossimi anni. Renzi o meno che sia. Ora staremo a vedere se la maggioranza di governo (che tiene dentro pure Iv) ha le spalle larghe per sposare un’iniziativa non solo lodevole, ma anche di buon senso.