Il senatore Matteo Renzi è pronto a partire di nuovo. Ma stavolta la destinazione non sarà la penisola arabica ma l’Africa. Senegal e Kenya, poi forse anche Ruanda. Il Fatto Quotidiano scrive oggi che la partenza per Dakar dovrebbe essere imminente, forse subito dopo il 20 marzo, data della prossima assemblea nazionale di Italia Viva. E non si tratta di conferenze a pagamento come nel caso dell’intervista a Mohammad bin Salman.
Renzi d’Arabia adesso va in Africa
Nell’articolo a firma di Tommaso Rodano si racconta che il senatore di Scandicci parte per rinsaldare il capitale di rapporti personali e relazioni istituzionali. Ovvero quelle che si è costruito nel corso della sua
carriera politica.
Renzi continua a “fare rete” come quando era ai vertici dello Stato italiano: a Dakar incontrerà il presidente Macky Sall, in Kenya dovrebbe vedere il presidente Uhuru Kenyatta. Con entrambi c’è un rapporto amichevole che risale proprio agli anni di Renzi a Palazzo Chigi: Sall e Kenyatta sono stati ricevuti a Roma, a sua volta Renzi è stato accolto nelle sedi istituzionali dei due Stati africani. A Nairobi nel 2015 si presentò con un corpetto antiproiettile sotto la giacca: una “umiliazione”, come la definirono i media locali, che evidentemente non ha compromesso i rapporti tra i due leader.
Renzi ha in programma una lunga serie di viaggi che vorrebbe realizzare, pandemia permettendo. Nelle prossime settimane vuole partire per il Sudamerica mentre a giugno dovrebbe approdare in Grecia.
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L’interrogazione del M5s sul senatore di Rignano
Proprio ieri La Notizia ha raccontato che le polemiche relative alla partecipazione all’evento organizzato dalla Future Investment Initiative Institute (FII) non si sono calmate. Il senatore del MoVimento 5 stelle Gianluca Ferrara ha presentato un’interrogazione urgente rivolta al presidente del Consiglio Mario Draghi.
Un atto con il quale si chiede di sapere “quali iniziative, anche normative, il Governo intenda intraprendere per assicurare l’indipendenza dei Parlamentari e dei membri del Governo. E prevenire futuri casi di interferenza straniera o conflitti d’interesse con Paesi esteri”. “In piena pandemia e in piena crisi di governo da lui stesso provocata – spiega a La Notizia Ferrara – Renzi è andato, dietro lauto compenso, in un Paese straniero. E ha omaggiato il sovrano saudita Mohammed bin Salman, che si è macchiato di gravi crimini di guerra in Yemen, commessi anche con le bombe italiane vendute proprio da Renzi nel 2016”.
Ed è, questo, un altro aspetto che Ferrara fa emergere nel suo atto: “I rapporti tra il Sen. Renzi e Riyad – si legge nell’interrogazione – risalgono, almeno, al 2016. Quando il Governo da lui guidato autorizzava una fornitura per 19.675 bombe aeree Mk 80 – prodotte in Sardegna dalla RWM Italia. Proprio all’Arabia Saudita. Dopo che le Nazioni Unite avevano condannato i bombardamenti indiscriminati della Royal Saudi Air Force su obiettivi civili in Yemen”.