“In nove mesi si possono fare tantissime cose. Il mio sarà un appello a tutto il gruppo dirigente di Italia Viva a mettersi in gioco. Mi metto in gioco anch’io. Lo dico a Milano e mi candiderò al Parlamento europeo. Non lo faccio per mettere una riga in più nel Cv, bisogna dare una sveglia all’Europa altrimenti rischia di saltare”. Era il 4 settembre dell’anno scorso e Matteo Renzi annunciava a Milano la sua candidatura per le elezioni europee.
La scelta di Milano, spiegava Renzi, non era casuale: quello sarebbe stato il collegio elettorale scelto dal senatore fiorentino. Il leader di Italia Viva aveva lanciato anche il brand con sui si sarebbe presentato: “Il Centro”. Non mancò in quell’occasione anche una stoccata al suo ex alleato Carlo Calenda accusato di avere la peculiare caratteristica di “lasciare le cose a metà”: “si è candidato alle europee, è entrato e poi ha lasciato a metà. Lo stesso ha fatto a Roma”, spiegò Renzi.
Sono passati 5 mesi di quei 9 che avrebbero dovuto essere fantastici e Renzi naviga in acque molto mosse. L’idea di abbassare al 3% la soglia di sbarramento per le europee non ha avuto successo tra la maggioranza. In compenso Carlo Calenda ieri ha lanciato il carico: “Renzi non ha mai desiderato andare in Europa, – ha detto – e non ci andrà mai perché il codice etico della Ue non gli consentirebbe di svolgere alcun ruolo o funzione stante che lì i conflitti di interesse vengono presi sul serio”.
In effetti a Bruxelles sono molto più rigidi sulle attività di lobby, soprattutto con governanti tutt’altro che democratici come bin Salman. Vuoi vedere che per l’ennesima volta i giornali hanno sprecato litri d’inchiostro sull’ennesimo bluff?