Matteo Renzi insiste a non capire. Nella sua newsletter settimanale il padrone di Italia Viva torna a bastonare il Partito Democratico per la sua intenzione di appoggiare il Referendum sul Jobs Act promosso dalla Cgil: “È una legge che il Pd ha votato”, scrive Renzi nell’articolo linkato de Il Riformista scritto dal Renzi giornalista e direttore che aveva promesso di non diventare il bollettino dell’altro Renzi, il politico. “Una legge voluta da un ministro del Pd, presentata nei circoli del Pd, difesa dagli amministratori del Pd diventa oggi una legge contro cui si fa un referendum organizzato dal Pd. Non è fantastico?”, s’indigna il senatore fiorentino.
In realtà di “fantastico” al limite del magico c’è l’ostinazione di Renzi nel fingere di non capire o, peggio, nel credere che qui fuori gli elettori siano un branco di scemi che brancolano nel buio. Qualcuno dovrebbe spiegare, magari con un disegnino, al senatore di Rignano che nei partiti democratici non solo nel nome ma anche nel funzionamento esiste una pratica che gli potrà apparire barbara: l’elezione della segreteria. Accade quindi, qualche suo amico glielo insegni, che con il cambio di un segretario inevitabilmente cambi anche l’indirizzo politico.
Quindi sì, si cambia idea. Esattamente come è accaduto a lui circa un milione di volte nella sua carriera politica, con la differenza che nel caso dei dem si tratta di processo democratico e non narcisismo. Quindi, caro Matteo, il Pd non vota “contro sé stesso” ma vota “contro te stesso”. Anche se ti può sembrare incredibile, con il senso di realtà che ti appartiene.