Dopo gli attacchi di Matteo Renzi in chiusura dell’appuntamento della Leopolda 7, a parlare è stato Pier Luigi Bersani, intervenendo in un incontro a Palermo, organizzato per spiegare le ragioni del No al referendum.
Se infatti Matteo Renzi domenica all’ora di pranzo ha dato in pasto la minoranza Pd al popolo della Leopolda che in un processo di appena cinque minuti ha mandato all’aria mediazioni e diplomazia, ha risposto per le rime Bersani: “Il Pd – ha detto l’ex segretario arrivando nella facoltà di Giurisprudenza – vedo che prende la piega di un partito che cammina su due gambe. Arroganza e sudditanza. Perché a me ha fatto male sentire ‘fuori fuori’, ma ancor più male al di là della voce da tifoseria, mi ha fatto male il silenzio di chi è stato zitto. Questo vuol dire che oltre l’arroganza c’è anche la sudditanza. Ma su queste due gambe, un partito di sinistra, riformista, non può andare avanti”.
“Gridavano fuori fuori – ha detto Bersani – Per una singolare coincidenza, nello stesso momento in cui gridavano ‘fuori fuori’, avevamo un ballottaggio a Monfalcone, storica roccaforte rossa, dove abbiamo preso uno schiaffo storico. Battuti larghissimamente dalla destra leghista perché gran parte dei nostri non sono andati a votare. I leopoldini risparmiassero il fiato. Vanno già fuori. Io dico dentro dentro. Ma se il segretario dice fuori fuori, bisognerà anche rassegnarsi a un certo punto”.
Insomma, quel che pare è che ora Bersani possa addirittura uscire: “Io dico ‘dentro, dentro’ ma se il segretario dice ‘fuori, fuori’ bisognerà anche rassegnarsi ad un certo punto”.