Una contraddizioni in termini. Se la premessa è mai con i 5Stelle, le città al voto il prossimo autunno in cui Italia Viva sarà alleata del Pd alla fine della fiera si conteranno sulle dita di una mano. Perché questo dirà stamattina in diretta streaming sulla sua pagina Facebook Matteo Renzi ai suoi nella seconda Assemblea Nazionale del suo partito. Pronto a far parte di un centrosinistra a vocazione riformista ma contrario alla necessità di allargarlo al M5s.
Un po’a sinistra e un po’ non si sa: Renzi col 2% e il piede in due staffe
Ergo: anche se non lo dirà esplicitamente, laddove il candidato frutto dell’alleanza dem/pentastellati fosse un esponente del MoVimento, Iv non lo sosterrebbe. Per quanto riguarda Roma il problema non dovrebbe porsi in quanto è assai improbabile che il Pd possa sostenere Virginia Raggi. Il neo segretario Enrico Letta per il momento ha “congelato” la candidatura dell’ex ministro Gualtieri e ha preso tempo. Ufficialmente perché non ha ancora messo la testa sul dossier Roma. La realtà è che non si aspettava una fuga in avanti senza neanche essere avvertito. Ma in ogni caso quello dell’attuale inquilina del Campidoglio non può essere un nome condiviso dal Nazareno. E poi Iv sulla Capitale ha già preso posizione con il sostegno a Carlo Calenda.
Diversa la situazione a Torino dove la designazione a candidato sindaco dell’ex ministra dell’Innovazione del Conte bis, Paola Pisano, potrebbe mettere d’accordo dem e grillini. E in quel caso Renzi potrebbe decidere di sostenere il candidato del centrodestra. Così come in Calabria, chiamata alle urne in autunno per il rinnovo della Giunta dopo la prematura scomparsa di Jole Santelli. Il presidente facente funzione è adesso il leghista Nino Spirlì. Ma a reclamare il candidato governatore è Forza Italia, sul nome di un azzurro Iv non avrebbe nessun problema ma se dovesse essere un esponente del Carroccio la musica sarebbe diversa.
Anche perché Renzi oggi nel suo intervento rivendicherà la scelta di aver di fatto messo un punto all’esperienza Conte per ribadire la linea: mai con populisti e sovranisti. Del resto finché si tratta di lanciare una sfida riformista al Pd sui temi della giustizia (prescrizione in primis ovviamente ma anche responsabilità dei magistrati, solo per citarne una) dell’economia e dello sblocco dei cantieri la truppa lo segue ma sulla virata a destra molto meno.
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Oggi Matteo apre l’assemblea e sfida il Pd: o noi o i 5S
Sono già due i senatori – Eugenio Comincini e Leonardo Grimani – che starebbero meditando l’addio al proprio gruppo per passare al Pd. E anche se al momento non ci sono stati passaggi ufficiali – ma potrebbe esserci entro martedì, quando è prevista l’assemblea dei senatori dem col segretario Letta- i malumori ci sono eccome. Anche per il magro bottino portato a casa col cambio di governo. Dove sostanzialmente Iv ha perso il suo ruolo di ago della bilancia e nel quale ci ha rimesso pure un ministero pesante. Quello dell’Agricoltura passato dalla renziana Teresa Bellanova al pentastellato Stefano Patuanelli).
Rispetto al tema della collocazione, già da due settimane vi è la richiesta di un confronto da parte di parlamentari come Camillo D’Alessandro. “Possiamo fare tutto, tranne decidere che in una città andiamo con il centrodestra e in un’altra col centrosinistra, facendoci percepire con una linea politica ‘un po’ di qua e un po’ di là – ha spiegato ieri D’Alessandro all’Ansa -. È chiaro che il dopo Draghi ha messo in discussione tutti. Il nodo che non si può evitare è scegliere tra il cuore e la tattica. Il cuore è la scelta di campo, la tattica sarebbe aspettare. Io dico che ora serve il cuore, cioè indicare il nostro campo, e per me il campo da scegliere è il centrosinistra”