Il quotidiano Domani racconta di un incarico segreto di Renzi per il maxi progetto di bin Salman. Oltre al compenso da 80.000 euro per il FII Institute, il senatore di Italia viva siede nell’advisory board della Royal Commission che si occupa dello sviluppo di Alula. Ovvero la vetrina più importante del regime saudita.
L’incarico segreto di Renzi per il maxi progetto di bin Salman
Nel pezzo di Stefano Feltri, Mattia Ferraresi ed Emiliano Fittipaldi si scrive che nella vicenda di Bin Salman non c’era soltanto la consulenza per il Future Investment Institute, l’ente controllato dal fondo sovrano Pif del governo saudita:
Matteo Renzi lavora direttamente per il principe reggente Mohammed bin Salman. E per il progetto a lui più caro, quello della città verde e sostenibile di Alula. Che deve trasformare l’Arabia Saudita nel paese leader del turismo musulmano nell’età post-petrolifera. Lo scopriamo ora grazie a un evento mondano. L’8 aprile si è tenuto ad Alula l’annuale concerto organizzato da bin Salman per celebrare il progetto turistico.
Il tenore Andrea Bocelli, già ospite in passato di altre edizioni dello stesso evento, ha cantato nel sito patrimonio dell’Unesco di Hegra. Il concerto era trasmesso in tv, dal vivo c’erano pochissimi invitati. Tra questi il senatore di Italia viva Matteo Renzi, come conferma una fonte presente all’evento
Il quotidiano rivela anche che nel pieno delle polemiche sollevate dallo scoop di Domani sulla sua consulenza saudita da 80.000 euro per la Future Investment Initiative, proprio Renzi ha detto: «Qualche giorno fa, ad Alula, la città recentemente visitata dal ministro degli Esteri, si sono siglati accordi impressionanti nel mondo arabo che hanno segnato una svolta, in particolar modo per la Libia». Ma Renzi, appunto, lavora anche per la Royal Commission.
Quanto guadagna Renzi per lavorare anche per la Royal Commission? La cifra non la conosciamo. Ma sappiamo che i compensi di Renzi, anche stavolta, come per il FII Institute, non riguardano le conferenze. Né gli eventi singoli come interviste e meeting. Ma sono retribuzioni per incarichi più ampi.
Consulenze internazionali che a molti in Italia sono sembrate in evidente conflitto di interessi con il ruolo di parlamentare della Repubblica. Ma che Renzi considera del tutto legittime, e alle quali ha già detto di non voler rinunciare. Almeno finché la legge e i regolamenti del Senato glielo permetteranno.
Renzi, Alula e Bin Salman
“Finalmente la nostra battaglia che stiamo conducendo da alcune settimane per la chiarezza nei rapporti tra Matteo Renzi e l’Arabia Saudita ha preso il volo e anche i grandi partiti sono scesi in campo”. E’ quanto ha detto il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, dopo che anche il Pd e M5S hanno chiesto all’ex premier Renzi chiarezza e trasparenza sui suoi rapporti con Mohammed bin Salman, il principe saudita che secondo l’intelligence americana avrebbe “autorizzato” la cattura e l’assassinio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi (leggi l’articolo).
“Piano piano la pressione sta crescendo: è un bene per l’Italia. Insistiamo ancora, Renzi dovrà trarne le conseguenze” ha aggiunto Fratoianni. “Renzi – scrive, invece, su Twitter il vice presidente del gruppo Pd della Camera Michele Bordo – spieghi i suoi rapporti con Mohammed Bin Salman. Ci dica anche, dopo il rapporto americano, se è ancora convinto che in Arabia Saudita sia in atto un nuovo rinascimento. Renzi ha il dovere di chiarire: non è un semplice cittadino ma un senatore della Repubblica”.
I senatori e l’incarico all’ex premier
“Renzi – ha dichiarato il vicepresidente del gruppo M5S al Senato e capogruppo cinquestelle nella Commissione Esteri di Palazzo Madama, Gianluca Ferrara – dovrebbe vergognarsi e scusarsi pubblicamente. Il suo amico principe saudita Mohammed bin Salman, da lui definito un campione del nuovo Rinascimento, è stato ufficialmente riconosciuto dagli Stati Uniti responsabile del barbaro assassinio del giornalista Jamal Khashoggi. Ammazzato e letteralmente fatto a pezzi per aver criticato la sua monarchia”.
“Roba degna del più buio medioevo, altro che rinascimento. Come del resto le centinaia di bambini yemeniti trucidati dai selvaggi bombardamenti aerei sauditi e le decine di migliaia che sono morti a causa della carestia provocata in Yemen dall’assedio militare saudita. La differenza – aggiunge Ferrara -, di spessore umano prima che politico, tra noi e Renzi sta tutta qui. Negli stessi giorni in cui lui, dietro lauto compenso, andava in Arabia Saudita a tessere le lodi di un regime assassino, il governo Conte e la Farnesina guidata da Luigi Di Maio bloccavano ogni vendita di armi verso quello stesso regime. Tra cui le bombe usate in Yemen che Renzi aveva deciso di vendere all’Arabia Saudita nel 2016”.