Renzi alla conquista dell’Africa nera

Di Maurizio Grosso

Giacimenti di gas, vendita di elicotteri e costruzione di autostrade. Il tutto con l’obiettivo di dare un po’ di ossigeno alle imprese italiane coinvolte nelle singole operazioni. Matteo Renzi ha praticamete concluso la prima assoluta di un premier italiano in paesi dell’Africa sub-sahariana – Mozambico, Congo e Angola – ai quali l’Italia guarda per diversificare la sua politica energetica e per incrementare l’export con un piano, ha annunciato il presidente del Consiglio, che consenta, solo con le esportazioni, l’aumento di un punto di pil nell’orizzonte dei mille giorni del governo. Nonostante le urgenze italiane, riforma del Senato al rush finale in primis, e europee, con la partita calda delle nomine Ue, il presidente del consiglio, accompagnato dal viceministro Carlo Calenda e da una ventina di imprese, Eni e Finmeccanica in testa, non ha voluto rinunciare ad una missione lampo ma strategica.

Il perimetro
Perché, è convinto Renzi, “un paese ambizioso costruisce strategie di medio periodo e tra dieci anni energia, agrofood, export saranno nel cuore dell’Italia”. Un impegno che ha caratterizzato gli incontri con i presidenti dei 3 paesi dell’africa sub-sahariana. Che, a partire dagli anni ‘90, finite le sanguinose guerre civili, hanno cominciato a crescere con tassi medi di sviluppo economico in costante aumento, tanto da superare, con una media del 4,2 per cento, dal 2012, le maggiori economie emergenti, i cosiddetti Bric. A giocare a favore dell’Italia il ruolo del nostro paese negli anni difficili delle guerre civili: in Mozambico, grazie alla comunità di S. Egidio, Roma svolse un ruolo di mediazione che portò alla firma, proprio nella capitale italiana, degli accordi di pace tra fazioni opposte. E l’Angola, come ha ricordato oggi il presidente Josè Manuel Dos Santos, venne riconosciuta dal nostro Paese, primo tra quelli europei. Ottimi rapporti bilaterali che Renzi si è impegnato a rafforzare, annunciando oggi il sostegno dell’Italia “per cambiare le regole Onu e dare piu’ spazio all’Africa”. La cooperazione come chiave per rafforzare i rapporti economici e gli spazi delle imprese italiane, “anche le pmi”, ha spiegato il vicepresidente di Confindustria Licia Mattioli.

Il business
In tutti e tre i paesi, in realtà, l’Eni gioca già un ruolo strategico internazionale: in Mozambico ha scoperto, nel bacino di Rovuma, giacimenti di gas tali che, come hanno spiegato sia Renzi sia l’ad Claudio Descalzi, sono in grado “di fornire energia all’Italia per 30 anni”, bypassando o almeno integrando il canale di rifornimento della Russia. E in Congo e Angola, secondo produttore di petrolio nell’Africa Sub-Sahariana, il Cane a Sei Zampe ha trovato giacimenti di olio e con il West Hub Development Project prevede la perforazione di 21 pozzi sottomarini. Anche Finmeccanica punta ad aumentare il suo mercato nei tre paesi africani. “In Angola – ha spiegato Moretti – stiamo discutendo sull’appalto di elicotteri di uso civile e militare con la candidatura dell’Italia a sostituire l’intera flotta angolana oltre al controllo dei territori attraverso sofisticati sistemi come droni e satelliti”. E in Angola, Sace ha annunciato l’apertura di due linee di credito: da 164 milioni di euro per il completamento dei lavori di costruzione dell’autostrada Luanda-Soyo affidati all’italiana Cmc Ravenna e di 500 milioni di dollari riservata a Sonangol, società petrolifera angolana, per l’acquisto di merci o servizi italiani. “L’Africa – è il bilancio del premier – è un’opportunità per far ripartire la scommessa di politica estera, economica e civile. Sull’energia stiamo gettando le condizioni per garantire i nostri figli e aiutando l’export di molte imprese creiamo ricchezza in Italia e portiamo alto il nostro marchio nel mondo”.