Nessun cambio di verso. Matteo Renzi al Lingotto ha chiarito che il leader del partito deve essere premier: “Ci vuole un partito pensante che sappia dialogare, ascoltare ma anche che sia consapevole della propria forza. E deve essere chiaro che l’identificazione del ruolo tra segretario e premier, non è solo previsto dallo statuto o un’ambizione personale. È consuetudine europea fondamentale nel dibattito europeo”, ha spiegato a Torino l’ex segretario, prendendo una posizione opposta rispetto a quella di Michele Emiliano e Andrea Orlando. Durante la relazione, ha annunciato che domenica sarà presentata la piattaforma “Bob”: la risposta renziana al Rousseau del Movimento 5 Stelle.
Renzi ha anche toccato il tema della forma-partito. “Prima abbiamo parlato del partito leggero, con Veltroni. Poi del partito pesante, con Bersani. Ma basta leggero o pesante. Io dico che ci vuole un partito pensante, che sappia discutere, dialogare, ascoltare e consapevole della propria forza, perché questo siamo noi”. Nel corso dell’intervento ha poi citato il suo numero due nella corsa alla segreteria, il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, presentato come un dirigente capace di gestire il partito. “Il ticket con Martina l’ho scelto perché ha guidato il Pd in Lombardia e ottenuto risultati all’interno di un ministero che aveva bisogno di recuperare autorevolezza: è uno di quelli che ha salvato Expo ed è uno dei tanti under 40 che abbiamo messo in prima fila. Ma non l’unico. Perché noi il ricambio generazionale lo facciamo davvero”.
Per quanto riguarda il sostegno al governo, Renzi ha garantito lealtà: “L’azione del governo va avanti. Proprio ieri è stato approvato il reddito di inclusione e la prima forma di organizzazione di lavoro autonomo. Per queste e tante altre cose siamo convintamente al fianco del governo Gentiloni”.