Eurodeputata M5S, Laura Ferrara, sin dalla discesa in campo di Berlusconi, in Italia non si fa che parlare di conflitto di interessi. Come mai in tanti anni nessuno ha mai mosso un dito?
“Perché per la classe politica non è vantaggioso avere delle prescrizioni precise e puntuali che mettono al centro l’interesse supremo della collettività. Solo in Italia i politici pensano di essere onnipotenti, ma così facendo si rischia di far prevalere interessi secondari e di parte, come il caso Renzi dimostra. In tutta Europa non funziona così. Il regolamento del Parlamento europeo, per esempio, include un allegato sul codice di condotta per i deputati in materia di interessi finanziari e conflitti di interessi. L’articolo 1 di questo documento recita che gli europarlamentari agiscono unicamente nell’interesse generale e non ottengono né cercano di ottenere alcun vantaggio finanziario diretto o indiretto o altre gratifiche. E sono previste anche sanzioni pesanti per i furbetti. Renzi sarebbe fuorilegge in Europa”.
A rilanciare il dibattito sul tema è stato Giuseppe Conte che vuole rivedere la norma. Eppure il leader 5S ha governato per due anni senza riuscire ad affrontare il problema. Come mai?
“I deputati del M5S Baldino, Silvestri e Berti e il senatore Ferrara hanno presentato delle proposte di legge sul conflitto d’interessi e lobbying che però purtroppo non sono state considerate prioritarie nelle Commissioni competenti. Adesso il caso Renzi rende urgente la loro approvazione. Non possiamo più perdere tempo o a perdere sarà la credibilità della politica italiana”.
Renzi ha sempre detto di ispirarsi al presidente francese Macron. Peccato che quest’ultimo ha approvato una legge che gli taglierebbe le gambe perché vieta ai politici di ricevere compensi da Paesi esteri e di entrare nei cda delle aziende. Può essere una strada percorribile anche per l’Italia?
“Deve esserlo. Una delle prime leggi approvate nel settembre 2017 da En Marche, il partito di Macron e alleato al Parlamento europeo di Italia Viva, è stata proprio quella sul conflitto di interessi di parlamentari e ministri. Ieri Renzi era a Bruxelles e ha incontrato gli europarlamentari francesi di En Marche, spero vivamente che si sia fatto spiegare l’importanza di avere una seria legge sul conflitto di interessi. Se non teme nulla, portiamo anche in Italia il modello francese: Renzi voti le nostre proposte”.
Tempo fa Renzi diceva che i politici farebbero bene a pubblicare i propri conti correnti. Ora che il suo è comparso sui media sembra aver cambiato idea e minaccia querele. Come si spiega questa giravolta?
“Renzi dice tutto e il contrario di tutto, da tempo ormai si occupa di politica nei ritagli di tempo e la sua prima occupazione è quella di uomo d’affari. Questo è inaccettabile per un uomo delle Istituzioni”.
Il leader di Italia Viva è stato criticato per i suoi viaggi a Riad e per l’ingresso nel cda di Delimobil. Pur essendo attività legali, non crede che sia un problema politico visto il suo ruolo istituzionale?
“Sì e ricordo che nel periodo più duro della trattativa con Aspi sulla gestione delle autostrade italiane, mentre il governo Conte lavorava per tutelare l’interesse pubblico dopo il crollo del Ponte Morandi, Renzi veniva messo a libro paga dalla fondazione di Alessandro Benetton. Il leader di uno dei partiti di maggioranza si sarebbe dovuto astenere dal percepire compensi da chi aveva un contenzioso con lo Stato. Così facendo Renzi ha ridicolizzato lo Stato, indebolito le Istituzioni e offeso la memoria delle vittime del crollo del Ponte Morandi”.