“Regolamento di conti tra 007″: la vendetta di Salvini su FdI

Salvini rinfocola le polemiche sugli 007, gestiti dal braccio destro della premier, Mantovano. E va all'attacco sulle tasse.

“Regolamento di conti tra 007″: la vendetta di Salvini su FdI

La vendetta del “Bimbominkia” (citazione dalle chat di Fratelli d’Italia) contro Giorgia Meloni non si è fatta attendere. Anzi. E per colpire l’amica/nemica di governo, il vicepremier Matteo Salvini ha scelto il terreno più scivoloso in assoluto per l’alleata, quello dei servizi segreti e dello scandalo dello Spyware di Paragon inoculato nei telefoni di giornalisti e attivisti, come il direttore di Fanpage Francesco Cancellato e Luca Casarini (ma le “vittime” italiane dell’hackeraggio sarebbero almeno altre 4).

E’ bastata una frase di Salvini sui servizi per scatenare il caos (contro Giorgia)

È bastata una dichiarazione all’apparenza solo avventata di Salvini alla presentazione della proposta di legge della Lega sulla rottamazione delle cartelle esattoriali, per scatenare il diluvio. Il caso Paragon? “Non conosco la società in questione, non ci ho mai avuto a che fare, non ha mai collaborato con realtà a me vicine o conosciute e quindi non so cosa rispondere, onestamente”, ha detto.

Ma ha aggiunto sibillino: “Non so se ci fosse questo software, non so da chi fosse usato, per quali motivi” ma “un momento di chiarezza in quelli che paiono regolamenti di conti all’interno dei servizi di intelligence che svolgono un ruolo fondamentale per la stabilità, la sicurezza e la democrazia del Paese è fondamentale. Che ci siano paginate quotidiane dove agenti segreti attaccano altri agenti segreti, invece di difendere l’interesse nazionale, questo sì è preoccupante. Su Spyware o su Paragon evito di dire cose che non conosco, sono in Israele lunedì e chiederò qualcosa loro”.

L’obiettivo di Salvini era Alfredo Mantovano, braccio destro di Meloni

Una boutade? Per nulla, se si pensa a chi gestisce l’intera partita degli 007 italiani (i maggiori indiziati per l’utilizzo del troyan), cioè il sottosegretario Alfredo Mantovano. Cioè l’autorità delegata, il braccio destro di Giorgia.

Tutta l’opposizione vuole Meloni in aula a riferire

E infatti, tempo dieci minuti, si è scatenato l’inferno (contro Meloni e i suoi): “Il governo non può mettere la testa sotto la sabbia. La Presidente del Coniglio venga a riferire su questi fatti. E se Salvini ha degli elementi venga a riferire in Parlamento”, ha tuonato Elly Schlein.

“Le dichiarazioni di Salvini sul caso Paragon sollevano interrogativi preoccupanti, soprattutto quando il vicepremier suggerisce che ci siano in atto ‘regolamenti di conti all’interno dei servizi di intelligence’”, si legge in una nota del Pd, “Una simile affermazione, che lascia intendere scenari di scontri interni tra apparati dello Stato (e che mette in cattiva luce i nostri apparati di intelligence) è di una gravità estrema e richiede immediata chiarezza da parte dello stesso Salvini. Lo pretendiamo da lui e dal sottosegretario alla presidenza Mantovano in qualità di Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica”.

Bonelli: “L’Italia è ormai fuori controllo, Meloni spieghi”

“Chi ha autorizzato la sorveglianza con Paragon? Con quale scopo? La presidente del Consiglio, da cui dipende l’uso di Paragon, deve rispondere immediatamente”, ha fatto eco l’Avs Angelo Bonelli, “A rendere il quadro ancora più inquietante sono le parole di Salvini, secondo cui l’intera vicenda sarebbe parte di un “regolamento di conti interno” ai servizi segreti. Se il vice-premier ammette un simile caos nei servizi di intelligence, vuol dire che l’Italia, sotto questo governo, è totalmente fuori controllo. Meloni deve venire subito in Aula”.

Poi l’attacco del Carroccio al vice-ministro Leo sul concordato

Quindi risultato pienamente raggiunto dal leader del Carroccio, Meloni (rimasta in silenzio, come tutto il suo partito) sulla graticola ieri e per i prossimi giorni. Poi Salvini, già che c’era, ne ha approfittato anche per sferrare un diretto al vice-ministro Maurizio Leo, anch’esso di FdI, rilanciando la rottamazione delle cartelle esattoriali. Spiegando il provvedimento, ha sottolineato (neanche tanto velatamente) che questo avrà un successo indubbiamente maggiore rispetto al fallimentare concordato preventivo biennale (voluto proprio da Leo…).

“Ho interloquito ieri col ministro Giorgetti, la vediamo alla stessa maniera”, ha detto Salvini, presentando la misura che prevede una rateizzazione decennale delle cartelle in 120 rate, senza sanzioni e interessi. E sospensione dopo 8 mancati pagamento. Il tema riguarda “dieci milioni di italiani”, ha aggiunto. Quindi la stilettata: “Il viceministro Leo ha approvato lo strumento del concordato preventivo, i risultati sono nei numeri, è stato uno strumento utile ma non risolutivo. Sulla rottamazione invece potrebbe esserci una adesione del 99%”. Il leader leghista ha concluso beffardamente: “Conto che la maggioranza faccia quadrato e che l’iter possa procedere speditamente, sarebbe una bella prova di unità”…

Alla fine Salvini ha raggiunto la kermesse dei patrioti di Musk

Quindi ha salutato ed è partito per Madrid, per partecipare alla due giorni dei “Patrioti per l’Europa”, rilanciata da Elon Musk. E a rendere “l’Europa di nuovo grande” (il ‘Make Europe great again’) e a “dare la sveglia a Bruxelles”, come recita l’invito della manifestazione, ci sarà lui, Matteo, e non Giorgia, troppo impegnata a driblare le polemiche domestiche scatenate dall’amico/nemico.