Ci sono regioni che rischiano la zona rossa dal 26 aprile. E che non potranno finire nella zona gialla ripristinata dal decreto riaperture di Draghi. E quindi se dodici regioni potrebbero approdare nell’area a minori restrizioni da subito, altre quattro dovranno aspettare che l’epidemia sul loro territorio dia segnali di debolezza.
Le regioni che rischiano la zona rossa dal 26 aprile
Quattro regioni in cui i contagi sono in crescita sono Sicilia, Calabria, Campania e Puglia. Anche se in totale sono sei le regioni per le quali l’allarme resta alto, sia per quanto
riguarda la propagazione del virus sia per l’incidenza dei casi per 100mila abitanti (la zona rossa scatta quando viene raggiunta la soglia di 250). Il Fatto Quotidiano oggi spiega che, stando all’elaborazione dei dati provenienti dal ministero della Salute realizzata della Fondazione Gimbe, ci sono Sicilia, Basilicata, Puglia e Campania. Mentre la maggior parte delle regioni del Nord e del Centro mostrano dati più incoraggianti.
Per quanto attiene l’incidenza, Gimbe ha elaborato i dati, aggiornati a ieri, a partire dal 6 aprile; dal 13 per l’incremento dei casi. La Valle d’Aosta quasi si avvicina ai 600 contagi per 100mila abitanti, con un incremento di poco superiore al 3%. Spicca il caso della Puglia (siamo a circa 500 casi sempre per 100mila abitanti, con un tasso di incremento che si colloca tra il 4 e il 5%), ma anche quello della Basilicata, che supera i 400 casi, con una percentuale di aumento del 5,5%. La Puglia, che dall ’inizio della pandemia ha avuto quasi 222 mila positivi, ieri ne ha registrati 1.180 nuovi; la Basilicata, che dall ’inizio ne conta 22.400, sempre ieri ne ha riscontrati 146 in più.
Puglia, Calabria, Campania, Sicilia, Basilicata e Valle d’Aosta a rischio zona rossa anche dopo il 26 aprile
La Campania oggi ha 450 contagi settimanali ogni centomila abitanti e un tasso di incremento vicino al 4%. La Sicilia ha una incidenza superiore a 300 e un incremento del 5%. Anche la Toscana ieri è risultata vicina a una incidenza di 400 casi sempre per 100mila abitanti con una percentuale di aumento nettamente superiore al 3%. Tutte queste regioni sono state collocate dalla Fondazione Gimbe in un quadrato rosso, per indicare come l’allarme sia tutt’altro che cessato.
La Calabria svetta per la percentuale di incremento (sfiora il 6%), con una incidenza che supera i 300 casi. Mentre la Sardegna, che finora ha totalizzato poco più di 52mila contagi e ne ieri ne avuti 271 in più, ha un tasso di aumento pari a circa il 4,5%. Anche il Piemonte si avvicina a quasi 400 casi per 100mila abitanti, ma con una percentuale di incremento di poco superiore al 2per cento.
La bozza del decreto legge Draghi sulle riaperture dal 26 aprile in pdf