Sulla norma più contestata, sia dai governatori che da Italia viva e da una parte del Pd, ovvero lo stop allo spostamento tra i Comuni nei giorni superfestivi, nessun passo indietro. La conferma arriva dal premier Giuseppe Conte nel corso della conferenza stampa in cui ha illustrato i contenuti del dpcm (leggi l’articolo) che entrerà in vigore oggi e del decreto legge, approvato mercoledì, che ha definito il perimetro delle nuove restrizioni, a partire dal divieto degli spostamenti.
Presto si tornerà a parlare delle Faq di Palazzo Chigi. Lo ha spiegato lo stesso presidente del Consiglio ai governatori. Il dpcm permetterà di muoversi sempre per tornare nella propria casa, che sia residenza o domicilio o semplice abitazione (il che permetterà anche alle coppie conviventi di ricongiungersi) e per motivi di lavoro, salute e necessità. Le Faq dovranno dare indicazioni sulle possibili deroghe ovvero su quelle “situazioni di necessità” che consentiranno di “aggirare” i divieti agli spostamenti tra Regioni e tra Comuni. Anche alla luce del parere del Comitato tecnico scientifico secondo il quale vanno comunque garantiti per le realtà più piccole gli spostamenti “per situazioni di necessità e per la fruizione dei servizi necessari”, a partire dal non lasciare gli anziani da soli.
Nei casi di necessità, ha detto il premier, sono comprese anche le iniziative di prestare assistenza alle persone non autosufficienti. Conte invita a non abbassare la guardia e difende ancora una volta il principio che ha guidato la scelta delle misure: quello della proporzionalità. “Le misure – spiega – sono adeguate e proporzionate al livello di rischio effettivo del territorio senza penalizzazioni”. Ma a prevalere è stata la linea del rigore. “Con 993 morti in un giorno è impensabile immaginare un allentamento delle misure”, ha sintetizzato il ministro Francesco Boccia. Sulle misure decise il muro con i governatori resta. Le Regioni in una nota hanno espresso “stupore e rammarico per il metodo seguito dal governo”.
L’esecutivo ha approvato un decreto legge “in assenza di un preventivo confronto con le Regioni”, hanno borbottato. Il divieto di spostarsi da una Regione all’altra (dal 21 al 6 gennaio) e da un Comune all’altro (nei giorni del 25, 26 e primo gennaio) secondo i governatori creerebbe una disparità di trattamento tra chi abita in una grande città e i milioni di italiani che vivono invece nei piccoli comuni, colpendo affetti e portafoglio. All’attacco non ci sono solo i governatori del centrodestra (Luca Zaia, Giovanni Toti, Massimiliano Fedriga, Attilio Fontana). Uno dei più duri pare sia stato Michele Emiliano: “Se vogliono fare tutto loro lo facciano”, sarebbe stato il ragionamento del presidente della Puglia. E’ “incomprensibile” lo stupore delle Regioni, la replica di Boccia ai governatori, “le norme le conoscevate bene e sono state discusse in due riunioni nell’ultima settimana durate complessivamente 7 ore”.
Soffia sul malcontento il leader della Lega, Matteo Salvini: “Un conto è avere prudenza, un altro è dividere gli italiani, chiuderli in casa anche in giorni di festa e di speranza”. Ma proteste si alzano anche dalla maggioranza. Non c’è solo Iv a ribellarsi contro i divieti agli spostamenti, la chiusura di ristoranti e scuole, le saracinesche abbassate di outlet e centri commerciali nei giorni festivi e nei week end. Venticinque senatori del Pd hanno scritto al capogruppo Andrea Marcucci per chiedergli di attivarsi con il governo affinché lo spostamento tra Comuni possa avvenire. Cosa di cui Marcucci si è fatto immediatamente carico. A bloccare la fronda del suo partito ci ha pensato il numero uno del Pd Nicola Zingaretti: “In 24 ore quasi 1000 persone sono morte a causa del Covid. Negli ultimi 15 giorni oltre 10.000. Rifletta chi non capisce quanto è importante tenere alta l’attenzione con regole rigorose per sconfiggere la pandemia”.