“Penso ci siano tutti i presupposti perché il candidato della coalzione di centrosinistra, nata intorno all’intesa tra M5S e Pd, alle prossime elezioni regionali possa essere Pierfrancesco Majorino”. Il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Lombardia, Nicola Di Marco, comincia a sbianchettare un po’ di puntini di sospensione dalla casella del nome del leader dell’alleanza che, dopo 28 anni, proverà a sfilare la guida del Pirellone al centrodestra.
Di Marco, dopo l’intesa sul programma il dado è tratto anche sul candidato governatore?
“Majorino è in campo, è il candidato del Pd, non possiamo fingere di non vederlo. è stato fatto un lavoro serio sul programma che ha richiesto tempi adeguati come giusto che sia su una partita complessa come quella della Lombardia. A riprova del fatto che l’intesa raggiunta, lungi dall’essere un’intesa di facciata, è il risultato di un articolato e lungo confronto dall’esito, in partenza, tutt’altro che scontato. Ora credo sia doveroso un passaggio tra i vertici del Movimento e il candidato del Partito democratrico che, va detto, si è reso sin dall’inizio aperto e disponibile all’ascolto e al dialogo su tutte le istanze che abbiamo sollevato in queste settimane”.
Compresa la richiesta di un codice etico da far sottoscrivere a tutti i candidati della coalizione?
“Sì. In un momento particolarmente delicato come questo, in cui lo scandalo del Qatargate riempie ogni giorno pagine e pagine di giornale, abbiamo ritenuto indispensabile fissare delle regole chiare per chi correrà alle prossime regionali. I candidati della coalizione devono essere specchiati e su questo punto abbiamo incontrato piena condivisione da parte di Majorino e del Pd”.
Ieri si sono chiusi i termini per le autocandidature nel Movimento 5 Stelle e, fino al prossimo 27 dicembre, gli iscritti potranno votare alle Regionarie per la definizione delle liste M5S. La tradizione continua?
“Anche stavolta la nostra base potrà partecipare attivamente alla formazione delle liste del Movimento votando per i candidati. Una scelta coerente con la nostra storia e una possibilità che, a differenza degli altri partiti dove tutto si decide nelle chiuse stanze delle segreterie con i criteri della spartizione correntizia, anche stavolta abbiamo lasciato ai nostri iscritti. Sia io che i miei colleghi al primo mandato ci sottoporremo, ovviamente, a questo passaggio con la massima serenità”.
Intanto però, la candidatura del virologo Pregliasco ha fatto saltare l’appoggio di Medicina democratica (di Vittorio Agnoletto) al centrosinistra in Lombardia. Ci sono margini per ricucire?
“Sia noi 5S che il Pd abbiamo ascoltato attentamente le proposte di Medicina democratica sposando molte loro battaglie già nel corso di questa consiliatura. Anche per questo ritengo che la decisione di rompere il fronte del centrosinistra sia da parte loro fuori luogo e contradditoria dal momento che sono stati i primi a sostenere la necessità di un fronte unito alternativo alle destre. Peraltro, mettere mano ai profondi squilibri tra il puhbblico e il privato nella Sanità lombarda oltre che alle distorsioni generate dalle riforma Maroni prima e Moratti dopo, sono tra le nostre priorità. Per questo mi sento di dire a Medicina democratica di ripensarci. Con i Cinque Stelle in coalizione possono stare tranquilli: le nostre priorità coincidono con le loro”.
C’è chi sostiene che con le destre divise l’occasione di riportare il centrosinistra alla guida della Lombardia sia irripetibile. Concorda?
“Dal punto di vista matematico è esattamente così. Con le prossime Regionali in Lombardia non si chiude solo una legislatura ma un’epoca. La doppia scissione del centrodestra, prima con la Moratti, che in rotta con il presidente Fontana si è candidata con il Terzo polo contro il governatore uscente di cui è stata vice, e poi con i bossiani in rotta con la Lega di Salvini, sono senza dubbio un’opportunità per provare una buona volta a voltare pagina in Lombardia. Rispolverando in Regione quel principio dell’alternanza che, dopo 28 anni di centrodestra al potere, non può che essere salutare”.
All’intesa M5S-Pd in Lombardia fa da contraltare quella Pd-Terzo Polo nel Lazio. Due modelli a confronto alle prossime Regionali dal cui esito dipenderà il futuro assetto del centrosinistra?
“Conte è stato chiaro: i 5 Stelle non chiudono le porte a chiunque si riconosca nel campo progressista. Ma ad una condizione: chi si riconosce in quei valori non può inseguire figure politiche che quegli stessi valori non li condividono. Più che le Regionali, credo che il vero test sarà il Congresso del Pd. Da lì vedremo se prevarrà o meno la linea di chi guarda al Terzo polo, che a me sembra più che altro la quarta gamba del centrodestra. Al punto che in Lombardia sono passati dal contestare la riforma Moratti della Sanità a candidarla governatrice”.