Fatto il governo Meloni, resta aperta la partita in Regione Lombardia tra il governatore Attilio Fontana e la sua vice e assessore al Welfare Letizia Moratti che ha annunciato di volersi candidare alle elezioni regionali del 2023.
L’ex ministra Letizia Moratti in vista delle regionali in Lombardia medita il colpo a sorpresa. Se la destra opta per il Fontana bis
Entrambi attendono che il centrodestra ufficializzi chi sarà il proprio candidato. Dopo le elezioni politiche, la resa dei conti si era arenata col presidente che aveva dichiarato che il rapporto fiduciario, sul piano del posizionamento politico, si era incrinato ma che si riservava “una decisione definitiva dopo un confronto coi leader del centrodestra”.
Un confronto congelato, su input di Giorgia Meloni, sino alla formazione del nuovo esecutivo. La Moratti sarebbe rimasta granitica nell’idea di candidarsi con la propria lista civica aprendosi al confronto tanto con il terzo polo quanto con il Partito democratico lombardo.
Carlo Calenda l’ha definita “un’ottima candidata” scatenando gli ulteriori sospetti della Lega e non sono mancati inciuci con Matteo Renzi e con alcune frange del partito democratico, in particolare con Pierfrancesco Maran, ultrà delle primarie che da Milano, in vista delle regionali, da assessore alla Casa e piano quartieri ha provato a dettare al suo partito la linea nazionale spalancando la porta al terzo polo con la speranza di chiudere un accordo lombardo su una coalizione che abbia un programma credibile e coeso per governare, obiettivi e metodo di scelta del candidato.
“Per vincere occorre far nascere un progetto autonomo dalle dinamiche, dalle divisioni e dalle lentezze nazionali, basandosi sul fatto che in tutti i principali Comuni governiamo con una coalizione che tiene insieme centrosinistra e terzo polo” ha dichiarato Maran, critico nei confronti dei vertici nazionali del suo partito. “Spesso esaltano il modello Milano, ma per dire fatelo a Milano che a Roma ci pensiamo noi”.
L’opzione Moratti avrebbe insomma creato solo un solco tra la Lombardia e la dirigenza nazionale Pd nonostante il piano sia trovare una larga coalizione con il terzo polo piuttosto che con il Movimento 5 stelle. Anche lo stesso Carlo Cottarelli, vicinissimo a Letta, sarebbe pronto a scendere in campo alle Regionali se Calenda accetterà di abbandonare l’opzione Moratti e, almeno in Lombardia, siglare l’alleanza con il Pd.
Possiamo valutare l’opzione Moratti “a patto che lasci il centrodestra e si dimostri critica con la giunta Fontana che noi da sempre avversiamo” è stato il richiamo al leader nazionale di Azione da parte del coordinatore regionale Niccolò Carretta. “Il nostro attuale perimetro comprende chi è in alternativa al centrodestra e alla giunta” ha dichiarato all’agenzia Dire. Perimetro ampio ma con paletti ben precisi: essere alternativi al centrodestra e non fare coalizione con il M5S.
“Il Pd spieghi una volta per tutte se intende abbandonare il percorso avviato con le altre forze d’opposizione, per inseguire i titillamenti di Renzi, Calenda e Gelmini. Spieghino se nel loro futuro c’è il cammino intrapreso con il governo Conte 2 o Letizia Moratti, se c’è un orizzonte progressista o il surrogato di un centrodestra-bis, se si sentono maggiormente vicini a chi aspetta un esame in coda ad una lista d’attesa infinita o a chi vuole privatizzare la sanità” è la replica di Nicola Di Marco, capogruppo in Consiglio per il Movimento 5 Stelle.
“Non esiste solo il Partito democratico nel centro-sinistra ma altri gruppi politici – ha aggiunto il presidente dei consiglieri M5S -. Se per loro il futuro sono i vari surrogati di centrodestra noi non ci stiamo. Prima che delle primarie bisognerebbe parlare della prospettiva politica”.