Mancano poco più di due settimane alle regionali e gli occhi sono puntati soprattutto sul Lazio e la Lombardia, le regioni più grandi chiamate a scegliere i loro presidenti. E su un punto i sondaggisti concordano, almeno per quello che riguarda il Lazio. La divisione tra Pd e M5S è stata un’autentica sciagura per il candidato di centrosinistra.
Se le due forze politiche si fossero presentate unite il loro candidato avrebbe potuto giocare la sua partita alla pari col centrodestra e forse avrebbe potuto sperare pure di vincere, persino senza il supporto del Polo di Renzi e Calenda. Con questi ultimi, va da sé, che il candidato di centrosinistra avrebbe stravinto. A confermarlo a La Notizia è Roberto Baldassari, direttore generale di Lab21.01 e professore di Strategie delle ricerche di mercato e di opinione di Roma 3.
L’analisi del sondaggista Baldassari (Lab21.01): “In Lombardia sarà decisiva la variabile Moratti”
“Vanno al voto – spiega il sondaggista – due regioni molto importanti, Lazio e Lombardia, che vedono sostanzialmente tre grandi candidati o meglio tre grandi schieramenti. In realtà abbiamo tra le due partite una differenza sostanziale perché al Nord la destra non è tutta unita, considerando l’uscita di Letizia Moratti. Dunque la grande domanda sulla Lombardia è quanto incida questa defezione sulla tenuta del governatore attuale Attilio Fontana che è ancora in vantaggio”.
Nel Lazio sarà dura giocarsela. Rocca è stabile ma favorito
Per quanto riguarda il Lazio la situazione è più articolata. Il candidato del centrodestra, Francesco Rocca, in questo momento è stabile in prima posizione con una quota che orientativamente si assesta al 43,7 con un’oscillazione che va dal 41,7 al 45,7%. In seconda posizione abbiamo l’attuale assessore alla Salute, Alessio D’Amato, candidato di Pd e Terzo Polo con il 35,8% e uno spread che va dal 33,8 al 37,8%. In terza posizione troviamo Donatella Bianchi del Movimento Cinque Stelle che in questo momento è a quota 17,5%, con uno share che varia dal 15,3 al 19,3%.
“È evidente in questa prima lettura come un unico candidato del centrosinistra più il M5S avrebbe potuto sicuramente giocare una partita molto più to close to call. Al punto che troppo vicini sarebbero stati i due candidati per chiamare il vincitore”.
Nello specifico il candidato del Movimento Cinque Stelle e del centrosinistra avrebbe potuto molto probabilmente assestarsi tra il 44 e il 48%, quindi sarebbe stato sicuramente in una posizione di testa a testa con il candidato del centrodestra. “Andando poi ad analizzare le liste, è chiaro come in questo caso la coalizione di centrodestra, trainata da un vento forte di FdI, che si attesta nel Lazio sopra al 32% con uno share che va dal 30,8 al 34,8%, porta tutta la coalizione a un indice di gradimento che tocca i 45 punti che sono un po’ di più dei voti che raccoglie lo stesso candidato presidente.
La coalizione di centrosinistra che va dal Pd ad Azione, con Verdi e +Europa, tocca quota 35,6% e si colloca a una distanza di circa dieci punti. “Anche qui il 16,5% del M5S come centroide di uno share compreso tra il 14,4 e il 18,4% è evidente che sarebbe stato determinante”. Baldassari conferma che, in base ai dati a sua disposizione e a tutti gli studi e alla analisi fatti dall’istituto di ricerca che guida “Pd più M5S, assieme ai piccoli del centrosinistra, ma senza Renzi e Calenda, sarebbero tra il 41,5 e il 45,5%, quindi esattamente un testa a testa”.
Se poi, in una prospettiva di fantapolitica si fosse aggiunto anche il Terzo polo il candidato del centrosinistra avrebbe vinto a mani basse. Adesso si ragiona su un’affluenza pari al 59%, con una forchetta che va tra il 57 e il 61%, dunque c’è una fetta consistente, un buon 40%, di indecisi.
Molti di questi, ci spiega Baldassari, normalmente si riproporzionano: una parte diventano non voto. Ma un’altra parte si spalma tra le coalizioni e i partiti in gioco e quindi possono andare a modificare alcune partite. Per esempio sarà interessante vedere come si risolverà la battaglia che c’è nel centrodestra laziale tra Lega e Forza Italia che attualmente se la giocano in un testa a testa. E anche qui tra i due litiganti rischia di godere il terzo, ovvero Fratelli d’Italia.