Tragedia nel carcere di Regina Coeli dove un detenuto di 31 anni di origini pachistane, in attesa di giudizio per rapina e lesioni, si è tolto la vita impiccandosi. A renderlo noto è Uilpa Polizia Penitenziaria con un lungo comunicato in cui si ricorda che questo “è il 39esimo suicidio di un detenuto dall’inizio dell’anno, cui si aggiungono i 4 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che analogamente si sono tolti la vita”.
Secondo Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, da ciò emerge che “non si attenua la spirale di morte senza precedenti che investe il carcere nel sostanziale disinteresse della politica prevalente”.
Regina Coeli, detenuto 31enne in attesa di giudizio si toglie la vita
“Del resto il carcere capitolino di Regina Coeli, con circa 1.140 detenuti presenti a fronte di una capienza di 628 posti regolamentari e con poco più di 300 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria in servizio, quando ne servirebbero almeno il doppio, è l’emblema della disfunzionalità e della crisi del sistema carcerario italiano che, palesemente, invalida il percorso prioritario della giustizia penale”, insiste il segretario.
“Di tutto questo però la politica, almeno quella prevalente e della maggioranza di governo, al di là di qualche dichiarazione di facciata, non sembra interessarsi compiutamente, così il tema penitenziario non trova spazio neppure nella campagna elettorale, salvo che dietro le sbarre non finisca proprio un politico o il ‘Forti’ di turno”. Secondo la Uilpa il “sovraffollamento detentivo ormai giunto al 130%, la penuria di organici della Polizia penitenziaria a cui mancano almeno 18mila unità e l’enorme problema dell’assistenza sanitaria e psichiatrica costituiscono un mix esplosivo”.
Per i sindacati della Polizia Penitenziaria il suicidio a Regina Coeli deve spingere la politica a darsi da fare
Sempre De Facio fa notare che “non va sottaciuto che, mentre nel Paese si dibatte, giustamente, delle vergognose liste d’attesa nella sanità, nelle carceri la situazione è ben peggiore”. Proprio per questo il sindacato lancia un appello al governo: “Se non si vuole rischiare di sfondare ogni record nella conta dei morti in carcere, di carcere e per carcere, il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il Governo Meloni prendano atto dell’emergenza senza precedenti e varino un decreto-legge per consentire il deflazionamento della densità detentiva, assunzioni straordinarie e accelerate nel Corpo di polizia penitenziaria rafforzandone la formazione e il potenziamento della sanità inframuraria. Parallelamente, lo stesso Governo e il Parlamento avviino riforme strutturali e riorganizzative. Non c’è più tempo”.