Referendum 2022, i quesiti ammessi sulla giustizia: quali sono e su cosa sono chiamati a votare i cittadini italiani il 12 giugno?
Referendum 2022 sulla giustizia: cosa si vota il 12 giugno?
Gli italiani voteranno per il referendum 2022 sulla giustizia nella giornata del 12 giugno: è quanto stabilito dal Consiglio dei ministri giovedì 31 marzo.
Al referendum abrogativo, degli otto quesiti inizialmente presentati, ne sono stati ammessi soltanto cinque a tema giustizia. I tre quesiti che riguardavano l’eutanasia, la responsabilità civile diretta dei magistrati e la legalizzazione della coltivazione della cannabis, infatti, sono stati considerati inammissibili dalla Corte Costituzionale.
In quanto abrogativo, il referendum 2022 sulla giustizia prevedere il raggiungimento del quorum affinché l’esito scaturito dalle votazioni risulti valido. Pertanto, è necessario che il prossimo 12 giugno si presenti alle urne almeno il 50% più uno degli italiani. Se i votanti saranno meno della soglia del 50% più uno, i referendum verranno dichiarati nulli e non verrà apportato alcun tipo di cambiamento alle leggi.
Quesiti referendari sulla giustizia: quali sono?
Nello specifico, i cinque quesiti referendari ammessi in materia di giustizia dalla Corte Costituzionale sono:
- legge Severino, che mira ad abolire il Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità dei politici condannati;
- separazione delle funzioni dei magistrati o separazione delle carriere, che si propone di non permettere più a un magistrato di cambiare più volte funzioni nel corso della sua carriera;
- limitazione della custodia cautelare, che ha come obiettivo quello di limitare gli ambiti in cui è consentita la carcerazione preventiva dei sospettati, secondo quanto previsto dall’articolo 274 del codice penale;
- consigli giudiziari, che chiede di consentire agli avvocati membri dei consigli giudiziari di votare in merito alla valutazione della professionalità dei magistrati;
- eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del CSM, che vuole eliminare il numero minimo di firme necessarie per presentare la propria candidatura al Consiglio Superiore della Magistratura, rendendo quindi la candidatura libera.