La vicenda del reddito di cittadinanza percepito dall’ex brigatista, Federica Saraceni, condannata a 21 anni e 6 mesi di carcere per l’omicidio di Massimo D’Antona e attualmente ai domiciliari, “è oggetto di verifica da parte dei competenti uffici del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di concerto con il Ministero della Giustizia e l’Inps, al fine di accertare l’eventuale presenza di anomalie”. E’ quanto ha fatto sapere lo stesso Ministero del Lavoro.
La Saraceni è ai domiciliari dal 2005 e da agosto riceve 623 euro, nonostante tra i requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza ci sia quello di non essere sottoposti a “misura cautelare personale” o essere stati condannati in via definitiva nei dieci anni precedenti la richiesta per reati gravissimi.
“Ho provato un grande senso di ingiustizia. Non sempre quello che è legale è giusto” ha commentato a Radio Capital Olga D’Antona, la moglie del giuslavorista ucciso dalle Brigate Rosse nel 1999. “L’ingiustizia non la subisco io, ma – ha aggiunto – la subiscono tutti i cittadini. La norma va rivista. E’ giusto che il reddito sia concesso a chi ha esaurito la propria condanna e si è ravveduto, ma non è questo il caso. E poi lei ha alle spalle una famiglia che può sostenerla e che ha sempre dimostrato di volerla sostenere. E ora, che c’è anche il Pd, mi aspetto – ha concluso la vedevo D’Antona – che il governo faccia qualcosa”.