Nella crociata contro i poveri, ovvero contro i percettori del Reddito di cittadinanza, ingaggiata dal governo delle destre un posto particolare ha sempre occupato la guerra ai furbetti che si appropriano indebitamente del sussidio. La premier Giorgia Meloni ha puntato spesso il dito su mafiosi, spacciatori e criminali che, in questi anni, avrebbero truffato lo Stato percependo l’assegno destinato alle persone bisognose.
La prima legge di Bilancio del governo Meloni ha di fatto cancellato tutte le norme che punivano chi abusa del Reddito di cittadinanza
Era il novembre del 2021 – ai tempi del governo Draghi – quando l’attuale vicepremier e ministro Matteo Salvini, chiedeva all’ex banchiere se dopo la cabina di regia sui furbetti del Superbonus si poteva fare una cabina di regia sui furbetti del Reddito di cittadinanza. Esattamente un anno dopo – a novembre dello scorso anno – il leader leghista dichiarava: “Con il reddito di cittadinanza, ma con la barca… Ora basta! Nella legge di Bilancio che verrà presentata a breve, la Lega proporrà importanti tagli a sprechi, furbetti e truffatori”.
Ebbene non solo non è avvenuto nulla di tutto ciò ma la legge di Bilancio, la prima del governo Meloni, ha di fatto cancellato tutte le norme che punivano chi abusa del sussidio. Tanto che il Corriere della Sera ha dato la notizia che una giovane donna accusata di aver percepito 900 euro di Reddito di cittadinanza senza averne diritto non verrà mai processata per questo reato.
Il Gup, scrive il quotidiano, ha rilevato la nullità del capo di imputazione in seguito all’abrogazione, a partire dal primo gennaio del 2024, dell’art.7 del decreto legge istitutivo del Reddito di cittadinanza. Insomma, obnubilato dalla furia di punire i poveri, il governo ha premiato i furbetti. I primi a sollevare la questione sono stati i dem. In un’interpellanza che il Pd ha presentato qualche settimana fa al ministro della Giustizia, Carlo Nordio – prima firmataria Debora Serracchiani – c’è la denuncia del pasticcio del governo.
Il decreto-legge del 28 gennaio 2019 in 13 articoli istituiva e disciplinava il Reddito di cittadinanza. In particolare con l’articolo 7 introduceva alcune fattispecie incriminatrici, prevedendo che salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di ottenere indebitamente il Reddito, renda o utilizzi dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero ometta informazioni dovute, sia punito con la reclusione da due a sei anni, nonché che l’omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio, sia punita con la reclusione da uno a tre anni.
Lo stesso articolo imponeva la restituzione delle somme indebitamente percepite. Ebbene, la prima Manovra Meloni ha previsto l’abrogazione di tutti e 13 gli articoli a decorrere dal 1° gennaio 2024. In particolare l’abrogazione dell’articolo 7 configura quella che tecnicamente è una abolitio criminis, contemplata dall’articolo 2 del codice penale, che si verifica quando un fatto, costituente reato secondo la legge vigente nel momento in cui si verifica, cessa di esserlo in forza di una legge successiva per abrogazione totale o parziale.
Dunque conseguenza della abolitio criminis è la non punibilità di coloro che abbiano commesso fatti che, secondo le previsioni della nuova legge, non costituiscono più reato, dove la pena sia già stata inflitta ne cesserà l’esecuzione, così come ogni altro effetto penale della condanna. La abolitio criminis ha dunque come conseguenza che tutti i reati che verranno commessi da ora fino al 31 dicembre 2023 nonché quelli già commessi non saranno punibili.
Insomma manna dal cielo per i furbetti del passato e del presente e anche quelli del futuro – dato che il Reddito di cittadinanza benché decurtato rimane – alla faccia del governo della legalità e dell’ordine. Gli esponenti del Pd chiedono infine se il ministro Nordio non ritenga di doversi attivare al fine di verificare l’effettivo impatto della abolitio criminis “nonché se non ritenga di dovere fornire puntuali elementi su quante sentenze di condanna definitiva di soggetti già condannati per i suddetti reati sarebbero destinate a essere revocate, anche basandosi sull’esame del casellario giudiziale, nonché quante denunce siano pendenti dalla data di abrogazione della norma”.
Indignati replicano dal M5S, padre del Reddito di cittadinanza. “La furia ideologica con cui il governo Meloni ha affrontato il tema del Reddito di cittadinanza – dice a La Notizia la deputata del M5S Valentina D’Orso – è arrivata a produrre effetti come questo. Premesso che i numeri relativi alle truffe sono noti e non superano l’1%, in questo modo coloro che sono accusati di aver percepito il sussidio senza averne diritto non saranno puniti. È l’eterogenesi dei fini. Ricordo peraltro che, grazie ai controlli effettuati dall’Inps, in questi anni sono state respinte oltre 1,7 milioni di domande e ci sono state 871.400 decadenze e 213.500 revoche.
Insomma, anche quella sull’assenza di controlli era una balla, ma la grancassa di alcuni media ha contribuito a gonfiare il consenso dei partiti di destra. Peccato però che quei controlli, a causa della loro inadeguatezza, risultano oggi indeboliti”. C’è da dire che Enrico Costa di Azione aveva presentato un emendamento al ddl sulla procedibilità d’ufficio e l’arresto in flagranza, quando questo era all’esame della commissione Giustizia della Camera, che avrebbe consentito di evitare il colpo di spugna, reintroducendo i reati legati al sussidio.
Ma il governo, a conti fatti, ha risposto picche perché ai correttivi ci starebbero pensando gli uffici legislativi dei ministeri Lavoro e Giustizia. Come al solito lo schema del governo Meloni non cambia. Dai Pos ai migranti, dai rave al Superbonus, le destre s’impantanano e avvitano. E dopo aver pasticciato sono costrette a repentine retromarce e a mettere toppe spesso peggiori del buco creato.