Altro che rinvio. Dopo una giornata di indiscrezioni che davano praticamente per certo l’ennesimo slittamento del Consiglio dei ministri, con all’ordine del giorno il decreto su Reddito di cittadinanza e Quota 100, a mettere la parola fine alla girandola di previsioni errate circolate per l’intera giornata di ieri, ci ha pensato in serata il premier Giuseppe Conte. “Tanti gli impegni che mi aspettano a partire da domani – ha scritto l’avvocato del popolo sul suo profilo Facebook -. Innanzitutto avremo un consiglio dei ministri importantissimo. Approveremo il decreto che contiene i due provvedimenti chiave di questo governo: il reddito di cittadinanza e quota 100, misure che molti italiani aspettano da tempo e che finalmente diventeranno leggi dello Stato”. Gioco, partita e incontro, con buona pace di quanti, nelle ultime ore, davano praticamente per certo l’ennesimo slittamento.
Ipotesi, peraltro, già prima dell’annuncio del premier, esclusa ufficiosamente da Palazzo Chigi. “Domani sera si fa il decreto stiamo limando gli ultimi dettagli”, ha confermato a La Notizia un autorevole esponente del Governo, qualche ora prima del post di Conte su Facebook. “Domani mattina (oggi, ndr) ci sarà un vertice tra Conte, e i leader delle due forze di maggioranza, Luigi Di Maio e Matteo Salvini per esaminare le variazioni introdotte nella stesura definitiva del decreto e se non ci saranno ulteriori rilievi è possibile che il Consiglio dei ministri possa essere convocato già in serata”, ha aggiunto il componente dell’Esecutivo. Assicurando che “sulle coperture è tutto a posto”. Insomma, sembra trovare conferma la versione fornita dallo stesso Conte per giustificare lo slittamento del Consiglio dei ministri che avrebbe dovuto tenersi la settimana scorsa.
Un “rinvio tecnico” con l’obiettivo di “fare le cose perbene”, prendendo il tempo necessario di esaminare i rilievi della Ragioneria dello Stato sul decreto del Governo. Confermato anche il vertice a tre tra il premier e isuoi vice Di Maio e Salvini, che precederà la riunione dell’Esecutivo e che servirà a sciogliere gli ultimi nodi. A cominciare dalla questione degli statali: la finestra di prima uscita anticipata su richiesta del leader della Lega da ottobre a luglio, malgrado le perplessità del ministro per la Pa, Giulia Bongiorno, che dovrà gestirla, crea un problema sul Trattamento di fine rapporto (Tfr).
La soluzione prospettata è quella di consentire ai lavoratori pubblici di chiedere un anticipo del Tfr (coperto dalle banche) con interessi a carico dello Stato ma (probabilmente) fino alla soglia massima dei 50mila euro. Tra le possibili novità anche l’innalzamento agli under 45 dello sconto per il riscatto della laurea. A tenere banco, anche il nodo delle redini dell’Inps, con il presidente Tito Boeri in scadenza, in attesa del ripristino del Cda. Il commissariamento dell’Ente per traghettare l’Istituto alla nuova governance, ventilato nelle ultime ore, sembra tramontato. Ma in casa Cinque Stelle, i riflettori sono puntati soprattutto sul Reddito di cittadinanza. Con la grana dei fondi per i disabili sollevata dalla Lega, la soluzione proposta da Di Maio è quella di assistere con il nuovo sussidio circa 260mila famiglie con invalidi civili (circa la metà della platea che attualmente percepisce la sola pensione di invalidità), almeno al 67%. Soluzione che, però, non convincerebbe del tutto l’alleato Un nodo che, però, potrebbe essere affrontato e risolto anche in sede parlamentare.