Le misure alternative al reddito di cittadinanza create dal governo Meloni sono in grave ritardo, creando così pesanti disagi ad almeno un milione di famiglie. L’Inps ha reso noto che con ogni probabilità l’assegno di inclusione (Adi) ad un milione di famiglie di soggetti fragili sarà pagato con un ritardo di un mese, pagando quindi a febbraio anche la rata pregressa.
Stiamo parlando di famiglie over 60, donne con minori a carico, invalidi e persone a carico dei servizi sociali, cioè famiglie che non si possono permettere di rimanere un intero mese senza nessuna forma di sostegno. D’altra parte era evidente che un disagio di questo genere si sarebbe creato, visto che soltanto il 18 dicembre gli uffici dell’Inps hanno aperto gli sportelli per ricevere le domande dell’Adi. A questo si aggiunge che l’Inps non sta pagando una buona parte delle indennità Sfl (Supporto per la formazione e lavoro) di 350 euro a disoccupati che, già da settembre, stanno frequentando i corsi di formazione.
Tutto questo è particolarmente grave se si considera la repentinità con cui è stato abolito il reddito di cittadinanza e la modestia delle misure alternative che sono state previste in sua sostituzione. Questo significa che la parte più povera della popolazione italiana, come avevamo previsto, oggi si trova con tutele precarie, insufficienti e in ritardo di applicazione. Il Parlamento è consapevole di questa situazione e quali interventi il ministro del Lavoro Calderone intende prendere per evitare questa vera e propria macelleria sociale?
di Gianni Alemanno (Leader di Indipendenza)