È facile gridare al record nel recupero dell’evasione fiscale come fa Giorgia Meloni attribuendo al suo governo il merito del risultato.
“Il ministro Giorgetti e il viceministro Leo hanno presentato i dati, da cui emerge che la somma recuperata nel 2024 ha raggiunto la cifra record di 33,4 miliardi di euro, ben 8,32 miliardi in più del 2022, quando il governo non si era ancora insediato. Una somma mai raggiunta nella storia della nostra nazione, sono risultati ottenuti certamente grazie all’ottimo lavoro dell’Agenzia delle entrate ma anche a specifiche norme che sono state introdotte da questo governo”, dice Meloni.
I buoni risultati nella lotta all’evasione frutto di un trend consolidato negli anni
Ma in realtà si tratta di un trend consolidato negli ultimi anni che dipende da tutti, fuorché dalle destre. Basta vedere gli ultimi comunicati dell’Agenzia delle Entrate. Quello del 9 marzo 2023 recita: “Recupero dell’evasione record nel 2022. Ammonta a 20,2 miliardi di euro la somma riportata nelle casse dello Stato per effetto della complessiva attività dell’Agenzia delle Entrate e di Agenzia delle Entrate-Riscossione: è il dato più alto di sempre”.
Quello del 5 febbraio 2024 dice: “Nuovo record di recupero dell’evasione fiscale. Ammontano a 24,7 miliardi di euro le somme confluite nelle casse dello Stato nel 2023 grazie alla complessiva attività svolta da Agenzia delle Entrate e Agenzia delle entrate-Riscossione: 4,5 miliardi in più rispetto al 2022 (+22%). È la somma più alta di sempre”.
In quello di ieri si legge: “Ammontano a 26,3 miliardi di euro le somme confluite nelle casse dello Stato nel 2024 grazie all’attività di recupero dell’evasione fiscale svolta da Agenzia delle Entrate e Agenzia delle entrate-Riscossione: 1,6 miliardi in più rispetto al 2023 (+6,5%). È il risultato più alto di sempre. A questa cifra vanno aggiunti altri 7,1 miliardi di recuperi non erariali conseguiti da Agenzia delle entrate-Riscossione per conto di altri Enti. Complessivamente l’attività delle due Agenzie ha dunque consentito di riportare nelle casse dello Stato 33,4 miliardi di euro, 2 miliardi in più rispetto all’anno precedente”.
Il governo Meloni è il governo dei condoni
In realtà questo è il governo dei condoni, mascherati dai nomi più diversi: rottamazione, pace fiscale, pace contributiva, sanatoria, stralcio, ravvedimento, conciliazione, definizione agevolata, concordato preventivo. Per un totale che è arrivato a superare la ventina. Checché ne dica Meloni.
“Ci accusano di aiutare gli evasori, di allentare maglie del fisco, persino di nascondere dei condoni immaginari. Sono tutte bugie. La nostra visione è chiara: non c’è spazio per chi vuole fare il furbo ma chi è onesto e magari si trova in difficoltà merita di essere messo nelle condizioni di pagare ciò che deve, merita di essere aiutato dallo Stato”, dichiara la premier.
Peraltro i condoni varati finora neanche hanno avuto successo. Nel 2024 gli incassi da misure straordinarie riferiti all’Agenzia delle Entrate, ovvero rottamazione delle cartelle e pagamenti residui derivanti dalla definizione delle liti pendenti e dalla vecchia pace fiscale, ammontano a 3,5 miliardi, con una flessione di oltre il 30% rispetto al 2023.
La Lega alla carica per una nuova rottamazione
Ma la Lega non si dà pace. Non solo il centrodestra nel Milleproroghe ha riaperto la rottamazione quater per chi è decaduto avendo bucato una rata, ma la Lega ha deciso addirittura che l’8 e il 9 marzo scenderà nelle piazze mobilitando i gazebo per promuovere una nuova rottamazione delle cartelle.
Contro cui frena Forza Italia ferma nel chiedere prima il taglio dell’irpef per i redditi fino a 60.000 euro, portando l’aliquota dal 35% al 33%.
“Ho detto che sia la rottamazione e la pace fiscale come la riduzione del carico per il ceto medio sono due priorità del governo, ora vedremo come realizzarle compatibilmente con le risorse e poi sottoporremo il tutto ai decisori di più alto livello, quindi ai leader di maggioranza che poi faranno delle scelte”, dice il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo.