Settimana cruciale per il governo italiano, sia sul fronte interno con il voto in aula al Senato sulla Nota di aggiornamento al Def sia sul versante europeo: le commissioni Bilancio della Camera e le commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato hanno approvato ieri, con l’astensione dei gruppi di opposizione, le relazioni (oggi in votazione in Aula), sulle linee di indirizzo del Recovery Fund, vale a dire i criteri guida di cui il Piano di ripresa e resilienza italiano che l’esecutivo dovrà presentare a Buxelles entro la metà del mese per accedere alle risorse stanziate dall’Ue, dovrà tener conto. La data non è vincolante, ma il premier Giuseppe Conte si è impegnato pubblicamente a partire subito con le interlocuzioni “informali” con la Commissione per avere la certezza di un’approvazione rapida del piano all’inizio del 2021 , ammesso che si riescano a superare i veti incrociati emersi negli scorsi giorni nella trattativa tra Parlamento Ue e Consiglio.
In ogni caso, come sottolineato anche dal presidente della commissione Bilancio di Montecitorio e relatore del documento, il dem Fabio Melilli (nella foto), l’astensione delle forze di opposizione sulla relazione “rappresenta un segnale importante a cui siamo giunti con un confronto tanto sereno quanto serio: dimostra che quando discutiamo del bene del nostro Paese e di come costruire un futuro migliore anche di fronte a una terribile pandemia come quella che ci ha colpiti, emerge una responsabilità che ci accomuna tutti, al di là delle appartenenze”.
Ora, continua Melilli “è auspicabile che questo clima di confronto costruttivo prosegua anche in Aula. Perché di certo la Camera e il Parlamento saranno il luogo dove si dovrà discutere sul merito non solo delle macroaree di intervento, ma anche sui singoli progetti da presentare per accedere ai fondi Ue del Recovery Fund”. In sostanza nelle relazioni si chiede di spendere “bene” i fondi, la priorità è il ritorno alla crescita e alla produttività, ripartendo dalla riforma della pubblica amministrazione, dal sostegno alle start-up ed alle Pmi innovative, dal completamento delle reti digitali e delle infrastrutture per iniziare a ridurre anche fisicamente le distanze tra le diverse aree del Paese: si mette in rilievo, per esempio, oltre all’attenzione per le grandi direttrici ferroviarie, l’importanza strategica di un collegamento fra l’Adriatico e il Tirreno.
L’intenzione, come spiega il relatore, è quella “di unire veramente tutta l’Italia, comprese le isole, con collegamenti diffusi e veloci”. Altra questione fondamentale è l’indicazione di usare lo strumento messo a disposizione dall’Ue anche per abbattere le disuguaglianze sociali e di genere, nonché quella di porre la compatibilità ambientale al centro della riconversione produttiva: in questo senso si è inserito un cluster dedicato alla rinascita economica e sociale delle aree colpite dai terremoti, su proposta di Fratelli d’Italia. “La ricostruzione dei territori colpiti dai terremoti del 2009 e del 2016 è stata inserita tra le priorità del Recovery fund che il governo Conte presenterà all’Europa”, scrive su Facebook Giorgia Meloni.
E ancora: “Non vogliamoche il Recovery fund rimanga un bellissimo ‘libro dei sogni’ e sia percepito dagli italiani che hanno vissuto sulla loro pelle il dramma del terremoto come l’ennesima presa in giro. Come Fratelli d’Italia siamo riusciti, inoltre, a rafforzare e a ribadire l’impegno per il sostegno alla natalità per superare la gravissima crisi demografica italiana e un paragrafo specifico sullo status di Roma Capitale, che deve essere dotata dei poteri e delle risorse adeguate al suo ruolo”. Sarà invece Forza Italia a presentare oggi in aula alla Camera una propria risoluzione sulla relazione della Commissione Bilancio sul Recovery Fund in cui verrà evidenziata la richiesta al governo di accedere ai fondi del Mes.
Una postilla divisa per la coalizione di centrodestra, nella quale Fdi e Lega sono notoriamente contrari, e che potrebbe portare a un voto difforme in assemblea. Confermata invece l’astensione dell’intera coalizione di centrodestra alla risoluzione di maggioranza, anche perchè adesso i tempi sono veramnte al limite: è necessario che Conte arrivi con pieno mandato parlamentare già nelle trattative informali con la Commissione e poi al Consiglio Ue.