Che non sarebbero state trattative facili è stato chiaro sin dall’inizio e probabilmente il Consiglio europeo che si apre venerdì a Bruxelles non sarà quello risolutivo. La strada per il Recovery Fund – di cui l’Italia ha urgente bisogno, anche per scongiurare l’opzione Mes indigesta a parte della maggioranza, dell’opposizione e dell’opinione pubblica – non si può definire certo in discesa. Continuano dunque a ritmi serrati i bilaterali fra i leader europei, dopo il lungo faccia a faccia di lunedì al castello di Meseberg con Angela Merkel (che ieri ha ricevuto il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez) Giuseppe Conte sarà domani sera nella capitale belga per incontrare il presidente francese Emmanuel Macron, alleato del nostro Paese nell’obiettivo di portare a casa il piano di rilancio da 750 miliardi di euro.
Il nodo da sciogliere rimane sostanzialmente sempre lo stesso: per Spagna, Italia e Francia e Portogallo tale strumento deve prevedere sia sovvenzioni sia prestiti da rimborsare ma i quattro frugali, ossia Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia insistono invece su un fondo basato quasi esclusivamente su finanziamenti da restituire. Come presidente di turno del Consiglio dell’Ue, la Merkel ha “il ruolo di mediatrice” chiede di “costruire ponti” sicura che, alla fine, un accordo ci sarà. La Germania ha oggi una posizione diversa rispetto a 10 anni fa, più “morbida” e “solidale” nei confronti del fronte dei paesi del sud, anche se realisticamente la cancelliera ha ammesso che a qualcosa il governo italiano dovrà pur rinunciare. Ma su questo tasto Conte è stato irremovibile: “Io non voglio cedere su nulla, la trattativa sul Recovery fund non può ridursi a una discussione su qualche miliardo in più o in meno”.
Ben altra è la posta in gioco: “Se l’Europa non si riprende subito – chiarisce – e non recupera competitività, resterà schiacciata sul piano globale”. E ancora: “Usciamo dalla logica di una negoziazione a 27, altrimenti finiremo con un compromesso al ribasso, sia sul Recovery fund che sul bilancio pluriennale europeo. I due tavoli non si possono separare, se ci riduciamo a cercare un accordo tra tutti i Paesi finisce che dovremo gettare a mare quel che ne viene fuori”. Detto in altre parole: il nostro Paese, in ultima istanza, di fronte all’ennesimo niet dei rigoristi del nord potrebbe anche far pesare il proprio potere di veto sul bilancio Ue. Anche perché, come ribadito ieri dall’ambasciatore francese Christian Masset nel suo tradizionale discorso a palazzo Farnese per il 14 luglio, l’Italia nella sua battaglia in questo momento può contare sul prezioso aiuto dei “cugini” d’Oltralpe.
Il presidente del Consiglio Conte “ha svolto un ruolo decisivo nell’avviare, con il presidente Macron, l’iniziativa dei nove capi di Stato e di governo per stabilire un Fondo di Rilancio, che ha portato alla proposta della Commissione”, ha affermato Masset. “Nella crisi che ci colpisce oggi, Italia e Francia hanno intuito subito che la risposta non poteva essere solo nazionale, ma doveva essere europea. Una risposta all’altezza della sfida storica che stiamo affrontando: un momento di verità per l’Europa. Lavoriamo insieme con la presidenza tedesca perché il Consiglio europeo nei prossimi giorni prenda le dovute decisioni. Abbiamo bisogno di “Un’Europa più forte, più solidale e più sovrana”.