Ancora una volta la propaganda meloniana sull’occupazione che cresce viene smentita. O meglio l’incremento di nuovi posti di lavoro rallenta e la qualità dell’occupazione rimane scadente. Tra gennaio e settembre del 2024 sono stati attivati 6.221.489 rapporti di lavoro nel complesso mentre ne sono cessati 5.585.683 con un saldo positivo di 635.806 contratti, in calo però rispetto ai 749.024 registrati nello stesso periodo del 2023.
Il saldo per i contratti a tempo indeterminato è stato positivo per 292.957 unità, in calo rispetto al dato registrato nei primi nove mesi del 2023 (354.190). Lo rileva l’Inps nell’Osservatorio sul mercato del lavoro.
I part time sono oltre il 37% del totale delle nuove assunzioni nei primi nove mesi dell’anno
E ancora. Nei primi nove mesi dell’anno su oltre 6,2 milioni di attivazioni di contratti nel complesso 2,33 milioni sono avvenuti con la definizione di un orario part time mentre 3,88 milioni erano full time. La percentuale di contratti attivati con orario ridotto è del 37,51%.
Se si guarda alle attivazioni di contratto a tempo indeterminato (escluse le trasformazioni di contratto a termine) a fronte di 669.901 contratti stabili firmati tra gennaio e settembre ce ne erano 315.836 con part time, pari al 47,15% del totale.
Aumentano i licenziamenti economici (+3,8%)
Aumentano poi i licenziamenti economici e diminuiscono le dimissioni. Sempre nei primi nove mesi del 2024 i licenziamenti di natura economica sono stati 387.677, in aumento del 3,85% rispetto ai 373.305 dello stesso periodo del 2023. Le dimissioni registrate tra gennaio e settembre sono state 1.566.546, in calo del 2,75% rispetto al dato dello stesso periodo del 2023 (1.610.783).