Il vero vincitore delle elezioni Regionali in Lazio e in Lombardia è l’astensionismo: lo dimostra in modo lampante il record (preannunciato) di astensione registrato alle urne. Mai era stato raggiunto un picco talmente elevato. La disaffezione dei cittadini italiani al voto è una realtà discussa da tempo nel Paese ma è ora, dopo le percentuali scaturite dalle regionali, che il dato comincia davvero a preoccupare i partiti.
Record di astensione alle Regionali. Per i sondaggisti, gli italiani sono convinti che il voto non cambi le cose
All’indomani delle elezioni in Lazio e in Lombardia che hanno visto trionfare il centrodestra con Francesco Rocca e Attilio Fontana, i partiti di ogni colore stanno tirando le somme di quanto emerso dalle urne. L’analisi, tuttavia, è resa quanto mai complessa dal numero incredibilmente basso di cittadini che sono andati a votare. Con oltre metà degli aventi diritto che hanno scelto di non recarsi alle urne, le dirigenze dei partiti devono fare i conti con quello che ormai è diventato un comportamento endemico della popolazione.
Di volta in volta, cambiano le motivazioni ma le astensioni non fanno altro che aumentare. A ogni tornata elettorale, di fatto, diminuisce il numero di persone che si sente coinvolto nella vita politica italiana.
Secondo i sondaggi effettuati sulla questione, a demotivare gli elettori sarebbe in primis “l’esito prevedibile” delle votazioni. Né in Lazio né in Lombardia, infatti, gli elettori hanno mai avuto la percezione che fosse realmente possibile ribaltare i pronostici e battere il centrodestra unito. Per questo motivo, hanno preferito tenersi alla larga dai seggi.
Si esaspera il divario tra rappresentanti e rappresentati
Sulla drammatica questione, è intervenuto il sondaggista presidente dell’Istituto Ixè Roberto Weber che ha osservato che il centrodestra deve essere “cauto ed evitare il termine ‘trionfo’, perché l’astensionismo è così alto da poter mettere in crisi la democrazia”.
Weber ha anche invitato le opposizioni a mettere in campo più “fantasia” e lavorare concretamente alla costruzione di un’alternativa. “Il voto di domenica e di lunedì si innesta su una crisi della politica, sulla dissociazione tra rappresentati e rappresentanti. Per esempio dai sondaggi emerge che il 55-60% degli italiani è contrario all’invio di armi all’Ucraina, ma il 90% dei partiti è invece favorevole. Dico questo non per dare un giudizio su queste scelte, ma va registrata la cesura tra rappresentati e rappresentanti che vale per molti altri argomenti”, ha spiegato il sondaggista all’Ansa. “Spero che i commenti siano cauti e che evitino il termine ‘trionfo’ usato da Letta nel 2021 alle elezioni comunali di Roma ed altre città importanti vinte. Questo astensionismo è drammatico, è la rotella che si inceppa e può portare ad una rottura della democrazia”, ha aggiunto.
E, quando gli è stato chiesto se l’astensionismo abbia la tendenza a colpire maggiormente le opposizioni, Weber ha risposto: “Solo relativamente. In Lombardia il centrodestra vinceva con il 55%, oggi stiamo lì. Il Lazio è una regione di “confine”, dove il centrodestra aveva già vinto con Storace e Polverini”.
Secondo il presidente dell’Istituto Ixè, le opposizioni vengono penalizzate alle urne perché si presentano divise e perché non sono state in grado di stimolare il proprio elettorato a partecipare al voto. “È accaduto il remake delle elezioni nazionali dello scorso settembre”, ha detto.
Infine, Weber si è soffermato sulla performance di Azione-Italia Viva e del Movimento 5 Stelle. “Azione-Italia Viva ha pasticciato in Lombardia, ma è un partito di opinione e nelle elezioni nazionali può avere il suo spazio. M5s non ha radicamento sul territorio e, se va avanti così, non lo avrà mai e questo è un problema in un Paese come l’Italia fatto di tanti Paesi”, ha spiegato.
Record di astensione alle Regionali: le opposizioni
Il senso di impotenza avvertito dalla popolazione è stato confermato anche da Lorenzo Pregliasco di Youtrend che ha dichiarato: “Il problema dell’astensione nasce dal fatto che le persone ormai pensano che il proprio voto non cambi le cose”.
Secondo quanto riferito all’Ansa, l’astensionismo alle Regionali va da imputare anche a un altro fattore: queste elezioni “sono a metà tra le comunali e le nazionali”. Non rappresentano, infatti, né un ente vicino come il Comune né un ente lontano come il Parlamento
“Questo risultato vendica quello delle Regionali in Emilia-Romagna del 2014 quando votò il 37% (come oggi nel Lazio) e si mise in discussione la legittimità del vincitore Stefano Bonaccini”, ha osservato Salvatore Vassallo dell’Istituto Cattaneo.
Come osservato da Pregliasco, tuttavia, in Emilia-Romagna, la tornata successiva fu maggiormente attrattiva per lo scontro tra Bonaccini e Matteo Salvini “e allora votarono il 70% dei cittadini”.
I sondaggisti, intanto, rimarcano in massa che un “disincentivo” a votare è stato soprattutto “l’esito scontato” delle elezioni dovuto alla compattezza del centrodestra e alla frammentarietà delle opposizioni. “In tutto l’elettorato c’era la consapevolezza che in assenza di una coalizione larga per il centrosinistra non c’è storia”, ha affermato ancora Vassallo. “In una elezione a turno unico come le regionali, senza campo largo il centrosinistra non è competitivo”, ha chiosato invece Giovanni Diamanti di Youtrend.