Leggendo l’articolo di Giacomo Amadori per La Verità ci si accorge che il famoso video del presunto stupro in cui è coinvolto Ciro Grillo con tre suoi amici qualcuno l’ha visto. Infatti viene proposta una narrazione approfondita di circa 20 secondi e – a dire del giornalista – c’è “una scena che pare tratta da un sito pornografico: il presunto branco si avventa sulla preda e la possiede standole a cavalcioni anche contemporaneamente”.
Gli avvocati degli indagati – sempre secondo il racconto – “puntano sul fatto che la ragazza in quel video non appaia passiva, ma che, come scritto nell’avviso di chiusura indagini, pratichi anche un rapporto orale e con una mano masturbi il giovane che sta girando il video”. Se quanto riportato fosse corretto l’immagine della ragazza non sarebbe molto compatibile con l’idea dello stupro quanto con quella di una Gang Bang e cioè una pratica in cui una donna ha rapporti contemporanei con più uomini, in questo caso tre perché il quarto dormiva.
Dunque finché non viene fuori il video ci si deve accontentare necessariamente delle ricostruzioni di chi l’ha visto. Questo significa, si badi bene, non che si sia assolutamente certi che non ci sia stato stupro, ma che, parimenti, non si sia neanche certi del contrario. E qui veniamo a considerazioni di antropologia sociologica. A DiMartedì (La 7), la scrittrice Dacia Maraini, ci ha raccontato come non sia possibile che una ragazza “normale” sia contenta di avere dei rapporti multipli consenzienti con più maschi. E perché mai la Maraini vuole vincolare la libertà di scelta di una donna?
Sembra – quella dell’ex compagna di Moravia – una posizione antiquata e oscurantista, in singolare contrasto proprio con quella visione femminista che lei stessa ha propagandato per anni. Una ragazza può essere contenta di avere un rapporto consenziente con più uomini (o donne), ci mancherebbe. Come ideologica è quella di Chiara Valerio che su Repubblica si lacera le vesti facendoci un sermone su una supposta “cultura dello stupro” che anticipa colpevolmente un giudizio che è ancora molto in là da venire, nel tentativo di soffiare sul fuoco di un giustizialista “populismo rosa”.
Ed allora, però, la narrazione apodittica della violenza, alla luce di queste constatazioni, si indebolisce, diventa più fragile, mostra il fianco a possibili esiti diversi da quelli dati per scontati. E forse, anche per questo la Procura di Tempio Pausania si è presa un altro mese per proseguire le indagini, perché il caso che coinvolge il figlio Grillo (qui il video dello sfogo del fondatore M5S), evidentemente, non è così semplice come le giurie popolari mediatiche vogliono dare ad intendere.
La giustizia è questione complessa, la “scienza degli indizi” richiede non meno accuratezza della ricerca del bosone di Higgs per giungere se non alla verità ad una buona approssimazione di essa. Occorre meno ideologia e fanatismo e più scienza, più deduzione logica, più studio e fiducia nel lavoro dei magistrati. Solo con questo spirito si può rendere un servizio alla collettività, altrimenti assisteremo al triste spettacolo del giudizio a priori, quando neppure c’è stata la proposta di archiviazione o di rinvio al giudizio.