Da un lato il feroce dibattito sull’eventuale revoca del carcere duro ad Alfredo Cospito, dall’altro l’atteso verdetto della Corte costituzionale in materia di reati ostativi. Se c’è una cosa che mette tutti d’accordo è il fatto che la vicenda giudiziaria del primo anarchico finito al 41bis, il quale da tre mesi ha iniziato lo sciopero della fame ma che per i medici versa “in un buono stato di salute”, ha riacceso i riflettori sul sistema carcerario italiano.
Da un lato il feroce dibattito sull’eventuale revoca del carcere duro a Cospito, dall’altro il verdetto della Consulta in materia di reati ostativi
E domani sarà una giornata piuttosto importante per definire il futuro dei detenuti italiani perché la Consulta, in camera di consiglio, tornerà a occuparsi della questione dei reati ostativi ossia quelli ritenuti ‘più gravi’ e per i quali, in assenza di collaborazione con gli inquirenti, non è possibile concedere benefici penitenziari più elevati dei permessi premio.
Si tratta di una materia delicata che di tanto in tanto torna alla ribalta dei media perché sono in molti, inclusi diversi giudici, a pensare che queste limitazioni previste dall’articolo 4bis dell’ordinamento penitenziario siano in contrasto con gli articolo 3 e 27 della Costituzione.
Quel che è certo è che il tema del sistema penitenziario italiano è finito al centro dell’agenda politica. E secondo numerosi esponenti del Centrodestra ci sarebbe chi, sfruttando il clamore mediatico per la vicenda Cospito, starebbe provando a scardinare il regime del 41bis, ossia il carcere duro pensato per mettere alle corde i boss mafiosi.
Una polemica che va avanti da giorni e che la premier Giorgia Meloni ha provato a chiudere con una lettera inviata al Corriere della Sera in cui ha spiegato che “mentre maggioranza e opposizione si accapigliano sul caso, attorno a noi il clima si sta pericolosamente e velocemente surriscaldando. E non risparmia nessuno” neanche “il Presidente della Repubblica”.
Un testo che la premier conclude con un appello a tutti, politici, giornalisti, opinionisti. Perché non ci si debba domani guardare indietro e scoprire che, non comprendendo la gravità di quello che stava accadendo, abbiamo finito per essere tutti responsabili di un’escalation che può portarci ovunque”. Un invito che ha stupito non poco le opposizioni che in realtà si stanno dimostrando ben più collaborative del passato.
E infatti Giuseppe Conte lo ha fatto capire in modo piuttosto chiaro: “Anche se i toni non li abbiamo mai alzati, raccogliamo l’invito” del premier Meloni “a lavorare tutti con grande unità quando ci sono delle intimidazioni eversive e delle minacce alla sicurezza dello Stato. Su questo Meloni troverà il M5S compatto e in prima linea per assicurare unità e forza allo Stato”.
Conte: “Il 41bis va tenuto come l’ergastolo ostativo”
Poi sull’eventuale revoca del 41bis a Cospito ha spiegato che “è una valutazione che va rimessa alle autorità competenti le quali devono tener conto anche della dignità delle persone e delle sue condizioni di salute” mentre sul carcere duro ha assicurato che tutti remano dalla stessa parte. “Il 41bis va tenuto come l’ergastolo ostativo, sono dei pilastri fondamentali nella lotta al malaffare, e soprattutto non si toccano le intercettazioni” ha spiegato il leader del M5S facendo notare come sulla Giustizia i pentastellati non prendono lezioni da nessuno.
Ed è proprio qui che Conte mette a nudo tutte le contraddizioni del Centrodestra che pubblicamente dice che non farà nessuno sconto alla criminalità, quasi a voler sottintendere che sono altri a volerlo fare, mentre dall’altro ha più volte manifestato l’intenzione di modificare le intercettazioni. Proprio per questo il pentastellato auspica “che si ponga fine a tutte quelle stupidaggini dette sulle intercettazioni tanto più che abbiamo visto che l’abuso di queste informazioni addirittura è stato fatto da esponenti di Fratelli d’Italia”.